BORDONI Amedeo

nasce nel 1882 a Senigallia (Ancona). Capitano complemento fanteria, 11° reggimento Granatieri di Savoia.

Partecipò alla prima guerra mondiale sul fronte italiano e su quello francese a Bligny come sottotenente in una compagnia mitraglieri riportando una ferita il 21 agosto 1917. Promosso tenente e congedato nel giugno 1919 riprese nella vita civile la sua professione di architetto fino al 1935. Ottenuto di partecipare al conflitto etiopico in A.O. (Africa Orientale) sbarcò a Massaua il 3 novembre dello stesso anno col X battaglione speciale. Nel maggio 1936 prestò servizio presso l’Intendenza di Addis Abeba e dal luglio 1938 presso il 1° reggimento genio d’Africa, vincendo fra l’altro, un concorso per la costruzione di due edifici statali. Collocato in congedo nel gennaio 1940, il 25 maggio successivo fu richiamato ed assegnato all’11° reggimento granatieri di Savoia, dove assumeva il comando della 4^ compagnia. Ferito il 15 marzo 1941 a Cheren veniva trasportato al posto di medicazione e quindi all’ospedale 78 di Asmara ove rimaneva ricoverato per circa quattro mesi. Internato in un campo di concentramento, veniva poi liberato dalle autorità militari inglesi in premio del suo valore sfortunato. Rimpatriato dopo la fine della seconda guerra mondiale si trasferiva a Torino dove decedeva il 24 giugno 1958.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Nad Bregon, 1917); M.A. (Francia, 1918); M.B. (Medaglia Bronzo)  (Bosco Caution, 1918).

Assunto volontariamente il comando di una compagnia granatieri, durante trenta giorni di durissimi combattimenti animava ardite reazioni, tenaci resistenze. Ferito, restava al suo posto di dovere impegnandosi imperterrito in cruenta impari lotta. Colpito da schegge di granata che gli spezzavano entrambe le gambe, nel momento in cui la situazione imponeva di non cedere un palmo di terreno per dar tempo ai superiori comandi di predisporre a difesa posizioni arretrate, rifiutava di allontanarsi e per otto ore resisteva in posto a malgrado riportasse una terza ferita alla testa, alimentando col suo stoico esempio epiche reazioni che consentivano di organizzare in tempo nuovi baluardi al preponderante agguerrito avversario. Solo a realizzazione dello scopo, propostosi con indomabile fermezza, cedeva allo spasimo e quasi dissanguato veniva trasportato a forza al posto di medicazione. Comandante capace, ardito, valoroso, confermava le preclari virtù militari messe in luce in altra guerra. A.O., febbraio marzo 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 627.