BRANDI Ferruccio

nasce a Trieste il 9 novembre 1920 (Wikipedia). Tenente complemento 187° reggimento paracadutisti, Divisione Folgore.

Appartenente a patriottica famiglia triestina, era iscritto alla facoltà di economia e commercio nell’Università di Trieste allorché si arruolò volontario nel 1938 quale allievo ufficiale di complemento. Nominato aspirante nell’aprile 1939 ed assegnato al 152° reggimento fanteria Sassari, vi fu promosso sottotenente nell’ottobre successivo. Trattenuto alle armi, frequentò a domanda il corso per paracadutisti a Tarquinia e nel marzo 1941 fu destinato al II battaglione paracadutisti che nel maggio 1942 veniva inquadrato nel 2° reggimento, divenuto poi il 187°. Promosso tenente nel gennaio 1942, nel luglio dello stesso anno partiva in volo per l’A.S. (Africa Settentrionale). Comandante di plotone della 6^ compagnia del II battaglione, di presidio al caposaldo avanzato di El Munassib sul fronte di El Alamein, fu gravemente ferito all’alba del 24 ottobre all’inizio dell’offensiva inglese. Raccolto sul campo dal nemico e ricoverato al 90 ospedale generale al Cairo, rimpatriò nel febbraio 1945. Ripresi gli studi mentre era in luoghi di cura e in licenza di convalescenza si laureò nel 1947; tornò in servizio nel marzo 1950 presso il 182° reggimento fanteria Garibaldi. Trasferito in s.p.e. (servizio permanente effettivo) per m.g. (Meriti di guerra) con anzianità 1942, fu promosso capitano con anzianità gennaio 1944. Nel 1953 prestò servizio al Comando Forze interalleate Sud Europa; successivamente frequentò i corsi della Scuola di Guerra e quelli dell’Istituto Stati Maggiori Interforze ed assolse vari incarichi di S.M. (Stato Maggiore). Maggiore dal gennaio 1954, è ora tenente colonnello, capo di S.M. della Brigata paracadutisti. Muore a Bolzano il 30 agosto 2014 (Wikipedia).

Altre decorazioni: trasferito in s.p.e. per m.g. (El Alamein, ottobre 1942).

Comandante di plotone paracadutisti, attaccato da preponderanti forze corazzate, incuorava ed incitava col suo eroico esempio i dipendenti a difendere a qualsiasi costo la posizione affidatagli. Sorpassato dai carri, raccolti i pochi superstiti, li guidava in furioso contrassalto, riuscendo a fare indietreggiare le fanterie avversarie seguite dai mezzi corazzati. Nuovamente attaccato da carri, con titanico valore, infliggeva ad essi gravi perdite ed, esaurite le munizioni anticarro, nell’estremo tentativo di immobilizzarli, si lanciava contro uno di questi e con una bottiglia incendiaria lo metteva in fiamme. Nell’ardita impresa veniva colpito da raffica di mitragliatrice che gli distaccava la mandibola; dominando il dolore si ergeva fra i suoi uomini, e con la mandibola penzolante, orrendamente trasfigurato, con i gesti seguitava a dirigerli, e ad incitarli alla lotta, trasfondendo in essi il suo sublime eroismo. Col suo stoicismo e col suo elevato spirito combattivo salvava la posizione aspramente contesa e, protraendo la resistenza per più ore, oltre le umane possibilità, s’imponeva all’ammirazione dello stesso avversario. I suoi paracadutisti, ammirati e orgogliosi, chiesero per lui la più alta ricompensa. El Munassib (Africa Settentrionale), 24 ottobre 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 99.