COBOLLI Giorgio

nasce nel 1913 a Capodistria. Sottotenente complemento artiglieria, 204° reggimento artiglieria divisionale.

Conseguito il diploma di capitano di lungo corso nell’Istituto nautico di Trieste nel 1933 fu in servizio con Società triestine di navigazione e navigò sui mari e sugli oceani. Ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento alla Scuola d’artiglieria di Lucca nell’ottobre 1936, fu nominato nell’agosto dell’anno successivo sottotenente e destinato al 23° reggimento divisionale per il servizio di prima nomina. Richiamato nello stesso reggimento nel settembre 1939 in vista della dichiarazione di guerra, mentre si trovava imbarcato come 3° ufficiale di coperta su nave della Società di navigazione Adriatica di Venezia, pochi giorni dopo fu assegnato al 204° reggimento artiglieria divisionale e partiva per la Libia sbarcando a Derna. Il 10 giugno 1940 era dislocato nella zona di Tobruk, poi raggiunse Sidi el Barrani. Nel combattimento del10 dicembre 1940 ferito gravemente e catturato sul campo, fu trasferito dagli inglesi in Egitto, poi dopo sei mesi di permanenza nel 19° ospedale generale fu tradotto in campo di prigionia. Rientrato in patria nell’aprile 1942 perchè invalido, cieco, dopo cure ospedaliere fu trattenuto in servizio, col grado di tenente ed assegnato prima al Comando territoriale e quindi al 23° Comando regionale di Trieste. Ebbe incarichi direttivi nell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e nell’Associazione Nazionale Combattenti. Nel maggio 1945 per l’occupazione jugoslava dell’Istria subì prigionia e deportazione; quindi dovette abbandonare Capodistria e si trasferì a Trieste nel 1948 ed a Roma nel 1950, chiamato alla Sede centrale dell’Unione Italiana dei Ciechi quale dirigente il Servizio Lavoro, Assistenza e il Centro del Libro parlato. Promosso capitano con anzianità 1945 e successivamente maggiore nel R.O. (Ruolo d’Onore) nel 1956, ebbe la promozione a tenente colonnello nel 1958 e a colonnello il 19 dicembre 1959. Muore a Roma il 30 gennaio 1993

Ufficiale comandante la pattuglia O. C. (Osservazione e Collogamento) del comando reggimento di artiglieria direttamente attaccato da forze corazzate avversarie, incurante dell’intenso bombardamento di artiglieria e del tiro diretto di carri armati, con imperturbabile fermezza si prodigava nell’assolvimento del suo compito. Interrotte le comunicazioni spontaneamente recava ordini alle batterie viciniori, attraversando zone già controllatemda carri armati. Rientrato al proprio caposaldo di prima linea, dove più aspra era la lotta, accorreva dì sua iniziativa ad una sezione di pezzi anticarro che aveva già subìto gravissime perdite, compreso il comandante, e, mentre con ammirevole calma e singolare coraggio dirigeva il fuoco contro carri armati a distanze molto ravvicinate, veniva gravemente colpito alla testa. Per quanto la ferita lo avesse reso completamente cieco, rifiutava di essere trasportato al posto di soccorso per non distogliere uomini dal combattimento e incitava i dipendenti, con la voce e con il gesto a continuare nell’aspra mortale lotta finché veniva catturato. Durante la lunga prigionia a malgrado delle gravi sofferenze fu esemplare per alto spirito di patriottismo e indomita fierezza. Africa Settentrionale, 10 dicembre 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 493.