DIANDA Umberto

nasce nel 1916 a Lucca. Sergente 4° reggimento fanteria carrista.

Chiamato alle armi nel maggio 1937 nel 3° reggimento fanteria carrista fu congedato col grado di caporal maggiore nell’agosto 1938. Richiamato per istruzione nell’agosto 1939 ed assegnato al 32° reggimento fanteria carrista dopo aver partecipato alle operazioni sul fronte alpino partì da Napoli il 6 luglio 1940 per l’A.S. (Africa Settentrionale) col 4° reggimento fanteria carrista mobilitato. Ferito nel combattimento di Alam Abu Hileiuat il 19 novembre 1940 dopo una degenza negli ospedali da campo 111 e 306 fu aggregato al 115° reggimento fanteria a Barce il 18 gennaio 1941 ed assegnato al III e poi al VII battaglione carri M. 13/40. Rimpatriato con la nave Oceania nell’agosto 1941 e ricoverato nuovamente in ospedale per malattia, ebbe la promozione a sergente maggiore nel novembre stesso anno ed a sottotenente di complemento nell’Arma di fanteria assegnato al deposito del 4° reggimento fanteria carrista. Dal 1° ottobre 1943 al settembre 1944 fece parte della formazione partigiana Comando militare di Lucca e gli venne riconosciuta la qualifica di partigiano combattente. Congedato il 30 settembre 1944, fu assunto come impiegato civile dal Ministero delle Finanze. Muore a Lucca il 2 febbraio 2005 (Wikipedia). 

Pilota di un carro armato M/11,durante aspro combattimento con forze corazzate avversarie cinque volte più numerose, manovrava con intelligente spirito di iniziativa e con sovrano coraggio il suo carro spostandosi dall’uno all’altro dei settori più battuti dal nemico, cui infliggeva sensibili perdite. Serenamente votato alla morte, avendo piena coscienza della necessità di sostenere l’urto nemico, per evitare il crollo di tutto il nostro dispositivo e l’annientamento dei reparti appiedati, opponeva alla materiale superiorità avversaria tanto impeto e tanta decisione da frenare lo slancio dei carri inglesi che tentavano di sfondare la nostra linea. Gravemente ferito alla testa, alla gola, ad un braccio e ad una gamba, da un colpo di cannone che uccideva gli altri due uomini dell’equipaggio, non desisteva dal combattere, alternando il pilotaggio al fuoco, per effettuare il quale doveva fermare il carro e spostarsi fino al cannone rimovendo i corpi esanimi che ingombravano il limitatissimo spazio. Malgrado la perdita di sangue, che sgorgava copioso dalle ferite, persisteva nel titanico sforzo. Colpito il carro da altre tre cannonate che miracolosamente risparmiavano il motore ed egli stesso straziato da nuove schegge, riusciva con supremo sforzo di volontà a portarsi nelle nostre linee e abbandonava le leve di pilotaggio solo davanti al posto di medicazione. Credendo che gli altri componenti dell’equipaggio fossero svenuti, ma ancora vivi, esortava i medici a non preoccuparsi di lui e a medicare i suoi compagni. Esempidi incomparabile abnegazione, di sublime eroismo. Alam Abu Hileiuat (Africa Settentrionale), 19 novembre 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 465.