ERA Vittorino

n. 1891 Illorai (Sassari). 1° Capitano di fanteria m s.p.e. (servizio permanente effettivo), XI Brigata coloniale.

Chiamato alle armi il 25 ottobre 1911 ed assegnato al 40° fanteria, prendeva parte alla campagna libica dal gennaio 1913 al dicembre 1916, raggiungendo il grado di sergente maggiore. Nominato aspirante ufficiale di complemento nel gennaio 1917, raggiungeva il 28° fanteria in zona di guerra ove, nel maggio successivo, era promosso sottotenente in s.p.e. con anzianità 1° maggio 1916 e poco dopo tenente con anzianità 1° febbraio 1917. Nel 1918 era trasferito nel R.C.T.C.  Regio Corpo Truppe Coloniali) dell’Eritrea e ritornava in Libia con l’VIII battaglione eritreo nel giugno 1921 rimanendovi per circa tre anni. Rimpatriato il 31 maggio 1924, era destinato al 35° fanteria e nel gennaio dell’anno successivo, promosso capitano, passava al 43° reggimento. Trasferito nuovamente nel R.C.T.C. della Libia dal 28 marzo 1936, si imbarcava a Tobruk con la XI Brigata coloniale l’8 ottobre successivo sbarcando a Massaua una settimana dopo.

Altre decorazioni: Cr. g. al V.M.  (Croce di guerra al Valor Militare) (Meolo, 1918); Cr. g. al V.M. (Bir Carrarim,1923).

Addetto al comando di una brigata indigeni partecipava con essa a tutti i cicli operativi nel Salalé, nel Nuger, nel Tegulet. Ovunque era ammirevole per ardimento, spirito di sacrificio e per abnegazione; volontario per le missioni più pericolose. Durante il combattimento nei burroni dell’Ada bei presso Ciasò, avvistata una caverna dalla quale partiva nutrito fuoco di fucileria alle spalle dei reparti avanzati e che aveva procurata già la morte di alcuni ascari e metteva in pericolo la vita del comandante della brigata e degli ufficiali del comando, radunavun gruppo di arditi alla cui testa si lanciava immediatamente all’assalto della caverna stessa. Presso l’imbocco di questa veniva aggredito da un ribelle che, dopo breve, violenta colluttazione, atterrava, quindi con intenso lancio di bombe a mano si accingeva a completare la cattura di ribelli. In questo momento cadeva mortalmente ferito, gridando ancora, prima di spirare, il suo incitamento col fatidico Savoia. Fulgido esempio di alte virtù militari, di attaccamento al dovere, di cameratismo spinto fino al sacrificio. Ciasò, 4 aprile 1937.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 229.