FRANCHINI Goffredo

nasce a Genova il 22 gennaio 1909 (Wikipedia). Sottotenente di vascello complemento M.M. (Marina Militare), osservatore dall’aeroplano.

Conseguito a 16 anni il diploma di capitano marittimo, si imbarcava come mozzo su piroscafi della Navigazione Generale Italiana passando poi su navi mercantili come marinaio. Nell’agosto 1929 venne chiamato in Marina per il servizio di leva. Destinato prima a La Spezia e classificato allievo timoniere, veniva poi ammesso, nel dicembre, al 25° corso allievi ufficiali di complemento presso l’Accademia Navale di Livorno e ne usciva aspirante guardiamarina nel maggio 1930. Guardiamarina nel novembre successivo, dopo un periodo di imbarco su siluranti, veniva ammesso alla Scuola di osservazione aerea di Taranto nel giugno 1931 e sei mesi più tardi conseguiva il brevetto di osservatore dall’aeroplano. Promosso sottotenente di vascello dal 1° gennaio 1932, prestava successivamente servizio presso la 144^squadriglia idrovolanti a Livorno, presso la 146^ a Terranova Pausania e presso altri aeroporti fino al 1937. Entrato per concorso in carriera al Ministero dell’Africa Italiana, veniva destinato in A.O.(Africa Orientale) con incarichi civili. Prestava servizio, quale aiutante coloniale, al Governatorato dell’Harrar quando il 6 giugno 1940 veniva richiamato alle armi e destinato alla Base aerea di Gura nei pressi di Massaua.

Ufficiale osservatore abilissimo, volontario per le più aspre e ardite azioni di guerra, aveva portato sempre brillantemente a termine, in un’aura di entusiasmo e di fede, tra i rischi più gravi, tutte le missioni affidategli. Sulla via del ritorno da un’azione bellica alturiera, compiuta su velivolo terrestre, attaccato da soverchianti forze aeree nemiche, sosteneva con coraggio superbo e valore mirabile, l’impari lotta, incitando con l’esempio e la parola i compagni di volo nel duro combattimento. Rimasto ucciso il primo pilota, feriti tutti quanti gli altri di bordo, abbattutosi l’apparecchio sul mare, egli, assumendone il comando dava immediatamente disposizioni e istruzioni per porre in mare la zattera pneumatica. Quindi si trascinava su di un’ala del velivolo per dirigere l’opera di salvataggio. Conscio che la sua presenza bordo della zattera avrebbe compromesso la salvezza degli altri, rifiutava l’aiuto che i compagni insistentemente gli offrivano e, sanguinante, dall’alto dell’ala semisommersa, li incitò ad allontanarsi, salutandoli. Poco dopo il mare ricoperse l’eroe e l’ala relitta. Cielo del Mar Rosso, 8 luglio 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 413.