GARBIERI Carlo

nasce a Nervi (Genova) il 26 dicembre 1895 (Wikipedia). Maggiore complemento fanteria, LXVII battaglione coloniale.

Figlio del Preside della facoltà di scienze nell’Università di Genova, dove egli stesso doveva poi assumere la cattedra di geometria analitica, partecipò alla prima guerra mondiale dal novembre 1915 nel 152° reggimento fanteria della Brigata Sassari col grado di sottotenente di complemento. Ferito gravemente a Castelgomberto nel giugno 1916, fu congedato nel 1919 col grado di tenente. Capitano nel 1927; nel dicembre 1935, messo a disposizione della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Servizio Nazionale), partiva per Mogadiscio, inquadrato nel battaglione mutilati della Divisione Tevere. Dopo essersi distinto durante il conflitto italo-etiopico rientrò in Patria e congedato. Poco dopo, però, rinunciava all’insegnamento nell’Università di Genova, e ritornò in A.O. (Africa Orientale) ad Addis Abeba per dirigere una importante azienda commerciale. Richiamato per la dichiarazione di guerra dell’Italia, fu destinato prima alla 1^ legione CC.NN. (Camicie Nere) in Addis Abeba, poi al CLXVI battaglione CC.NN. ed infine, dal 1° luglio 1941, al LXVII battaglione coloniale di cui assumeva il comando col grado di maggiore.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Carso, 1916); M.A. (Castelgomberto, 1916); Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (A.O., 1936); Cr.g. al V.M. sul campo (A.O., 1941).

Assunto a sua domanda il comando di un battaglione coloniale dislocato in un caposaldo nel quale ben sapeva di dovere affrontare prove supreme, infondeva nei propri dipendenti una vera fiamma di ardore guerriero, stimolandoli con l’esempio del personale eroismo ad imprese di epico valore. Arrestava con tenace azione difensiva l’aggressività avversaria, passava ad audace contrattacco realizzando tangibile successo e catturando ingente materiale bellico. Nuovamente pressato da preponderanti forze sostenute da mezzi corazzati ed imponenti azioni aree, si batteva strenuamente e con abile, temeraria manovra riconquistava posizioni perdute riuscendo, dopo lotta sanguinosa, a ristabilire la situazione. Delineatasi in seguito crisi insostenibile, s’impegnava in cinque successivi contrattacchi, culminati in cruenti corpo a corpo, pur di ritardare la caduta del caposaldo. Compreso che solo un estremo gesto poteva indurre i superstiti ad uno sforzo supremo, sprezzante della vita, si gettava nella mischia. Colpito mortalmente cadeva incitando a lotta estrema, che riportava i suoi valorosi a riaffermarsi nuovamente tra le rovine del caposaldo ed a prolungare in tal modo, la resistenza di altre unità duramente impegnate. Mutilato della prima guerra mondiale, riconfermava, col sacrificio estremo, le sue preclari virtù guerriere. Africa Orientale, ottobre novembre 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 751.