GAVAZZI Luciano

nasce nel 1898 a Cortona (Arezzo). 1° Seniore, CLXIV battaglione CC. NN. (Camicie Nere).

Partecipò alla guerra 1915-18 nella Marina congedandosi nel febbraio col grado di sottocapo torpediniere. Stabilitosi in Val d’Ossola, si dedicò poi alla vita politica e nel 1923 si iscrisse nella M.V.S.N. (Milizia Volontaria Servizio Nazionale). Comandata prima una centuria della 29^ legione, passò a Cagliari come aiutante maggiore della 176^ legione e nel 1935, rinunciando al grado di seniore, partì volontario per l’A.O. (Africa Orientale) con la Divisione mobilitata Tevere. Distintosi nel conflitto etiopico, fu destinato a domanda, nel settembre 1936 al comando di un gruppo bande nello Scioa e promosso 1° seniore per meriti eccezionali, resse dall’agosto 1938 il commissariato dell’Alto Bascillò. Rientrato alle truppe assumeva nel 1939 il comando del CLXVI battaglione CC.NN. ed in seguito quello del CLXIV. Dopo essere stato anche comandante del sottosettore di Semien, venne destinato col reparto a presidiare l’Uolchefit dall’aprile 1941. Il comportamento del presidio di Uolchefit nell’agosto successivo venne citato due volte sui bollettini di guerra delle FF.AA. (Forze Armate). Decedeva il 10 agosto 1941.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (A.O., 1936); M.B. (Medaglia Bronzo) sul campo (A.O., 1936); Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (A.O., 1936 -37).

Comandante di battaglione CC.NN. e vice comandante della difesa di Uolchefit, pur debilitato da grave male, dava in ogni difficile contingenza fulgidissimo esempio di pura fede, di sacro entusiasmo e di preziosa, intelligente attività. Più volte invocava l’onore di cimentarsi in campo aperto contro le soverchianti forze nemiche, ed il 13 luglio, al comando di una colonna di nazionali operante nella zona di Amberco, assolveva tale compito con pieno successo in virtù del suo grande ardimento e sublime sprezzo del pericolo. Il 1° agosto per quanto sofferente, assumeva il comando di altra colonna all’assalto di Giramba, ed essendo stato il cruento attacco frustrato dalle mine e dai reticolati nemici, sapeva disimpegnarsi brillantemente malgrado le sopraggiunte masse avversarie minaccianti pericolosamente sul fianco. Trascinava poi di nuovo i suoi uomini ad un furioso contrattacco, riuscendo così a ristabilire la situazione. Minato nella malferma salute dalle fatiche e dai disagi e colpito da fulmineo, inesorabile morbo, ascendeva poi al cielo degli eroi. Spirito eletto di soldato, più volte decorato al valore, squadrista di purissima fede, fu col sacro entusiasmo, l’anima della difesa di quel lontano lembo di terra italiana. Uolchefit, (A.O.), aprile agosto 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 714.