GIORGIS Giorgio

nasce a Roma il 23 aprile 1897 (https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/storia/la-nostra-storia/medaglie/Pagine/GiorgisGiorgio.aspx). Capitano di vascello s.p.e. M.M. (servizio permanente effettivo Marina Militare)

Figlio di un docente di chimica nella Facoltà di ingegneria a Roma, uscì guardiamarina dall’Accademia Navale di Livorno nel maggio 1916. Sottotenente di vascello nel 1917 e tenente di vascello nel 1918, partecipò alla guerra 1915 -18 prima imbarcato sul Doria e poi quale comandante del pontone Vodice col quale si distinse nella difesa del basso Isonzo. Dal 1918 al 1919 prestò servizio al Comando in Capo a Venezia e successivamente presso la Commissione internazionale di controllo a Vienna. Destinato all’Accademia navale dal 1922 al 1923, ebbe in seguito importanti incarichi sia in Italia che all’estero, quali la organizzazione delle forze navali dell’Iran e la rappresentanza della Marina nel Comando Superiore dell’A.O. (Africa Orientale). Promosso capitano di vascello nel 1938, fu nominato addetto navale a Tokio dove rimase fino all’entrata dell’Italia in guerra. Chiese allora ed ottenne di rimpatriare per assumere il comando dell’incrociatore Fiume che guidava con perizia negli scontri di Punta Stilo è Capo Teulada. Scrittore di argomenti nautici e militari, ottenne la M.A. (Medaglia Argento) di 2^ classe per lavori utili alla Marina e dall’Università di Padova gli venne conferita la laurea honoris causa in ingegneria per i suoi studi sui nuovi mezzi d’assalto.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia di Bronzo) (Alto Adriatico, 1917); M.B. (Mediterraneo, 1940); Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Mar Jonio, 1940).

Comandante di incrociatore durante lunghi e faticosi mesi di guerra, aveva dato alla sua nave e all’equipaggio la pronta intelligenza, la feconda attività, la elevata dirittura spirituale che lo distinguevano. Attaccato nella notte sul 28 marzo da una squadra nemica comprendente più navi da battaglia, accettava la lotta con fiera decisione. Venuto a mancare ogni mezzo per continuare a combattere, ridotta la sua nave un groviglio di materia e di fuoco, ferito egli stesso al capo e sanguinante, scendeva fra i marinai per infondere in loro con voce chiara, con parola calda la serenità e la forza del suo cuore. Oltre ogni possibilità si prodigava nel tentativo di domare gli allagamenti, di estinguere gli incendi. Perduta ogni speranza di salvezza, riuniva a poppa la sua gente per lanciare in estrema comunione di spirito il saluto al Re e al Duce. l marinai, scesi ordinatamente nelle zattere, videro il loro comandante che dritto, forte, tranquillo, col sangue che gli colava lungo il viso, risaliva verso prora in mezzo al bagliore degli incendi. Disparve con la nave che tanto aveva amato. Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 620.