GRIXONI Dario

n. 1910 Roma. Tenente s.p.e. (servizio permanente effettivo), 1° reggimento artiglieria Volontari del Littorio.

A Genova, dove la famiglia risiedeva da molti anni, frequentò le scuole, e fu al Collegio Nazionale, al Doria, al Vittorino e al Liceo dove, alfine, ottenne la maturità scientifica nel luglio 1932, dopo essere stato anche a Londra per qualche tempo per apprendere l’inglese e far pratica di commercio. Nell’ottobre successivo fu ammesso per concorso all’Accademia di Artiglieria e Genio di Torino e due anni dopo ne usciva sottotenente di artiglieria. Frequentata la Scuola d’applicazione fu destinato al 2° reggimento artiglieria di C. d’A. (Corpo d’Armata) dove fu promosso tenente il 1° ottobre 1936. Studente universitario non tralasciava di seguire gli studi favoriti in scienze politiche, prima a Genova ed in seguito a Torino e a Firenze. Trasferito alla fine dello stesso anno al 10° artiglieria Volturno, il 2 febbraio 1937 partì volontario per la Spagna. Assegnato alla 2^ batteria del 1° reggimento artiglieria della Divisione Volontari del Littorio, ne assumeva il comando il 3 aprile 1938 durante l’azione sul fronte dell’Ebro allorché venne ferito il comandante titolare. L’Università di Firenze gli concesse la laurea ad honorem in scienze politiche alla memoria.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Monte Puig – Tortosa, 4 – 19 aprile 1938); Cr. g. V.M. (Croce di guerra al Valor Militare) (Brihuega- Guadalajara, 13- 16 marzo 1937).

Giovane energico, valoroso comandante di batteria, ha, in diciotto mesi di guerra, fatta generosa dedizione di ogni migliore energia al compimento del dovere, sublimato nella volontà del sacrificio. Nel breve libro della sua giovane esistenza ha scritto con ferrea volontà pagine di gloria a Guadalajara, a Orduna, a Santander, in Aragona, in un crescente di azioni semplici ed eroiche, chiudendole nel Levante, nel pieno fervore della battaglia, tra l’infuriare delle mitragliatrici che volle di sua volontà affrontare in un supremo sforzoin un cosciente sereno sprezzo del pericolo, per apportare ai fanti quell’appoggio del suo fuoco voluto dalla sua arma e dal suo orgoglio di artigliere. Colpito a morte, conscio del suo grave stato, non ebbe che un pensiero: la batteria, e volle che continuasse il tiro, volle darne le ultime indicazioni e si spense in un supremo incitamento a sparare, in una suprema affermazione di fede al dovere, al Re, al Duce. Benafer, 21 luglio 1938.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 321.