MILANO Mario

milano-mario075nasce il 17 luglio 1907 a Termoli (Campobasso) (https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/storia/la-nostra-storia/medaglie/Pagine/MilanoMario.aspx). Capitano di corvetta s.p.e. M.M. (servizio permanente effettivo Marina Militare).

Allievo dell’Accademia Navale di Livorno per il corso allievo ufficiale di vascello dal 18 ottobre 1923, venne nominato aspirante guardiamarina nel novembre 1927 e guardiamarina nel giugno 1928. Imbarcato poco dopo sull’incrociatore Bari e promosso sottotenente di vascello, passava successivamente sui cacciatorpediniere Calatafimi e Monzambano. Dopo aver frequentato il corso superiore all’Accademia Navale dal novembre 1930 al luglio 1931, due anni più tardi, fu promosso tenente di vascello. Fu poi all’Istituto Superiore di Guerra a Torino dal settembre 1936 al luglio 1938 e successivamente prestò servizio su sommergibili. Alla dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940, essendo già capitano di corvetta da qualche mese, continuò nel comando del cacciatorpediniere Granatiere, col quale partecipava alle prime azioni di guerra. Assunse poi, dall’ottobre 1940, il comando del cacciatorpediniere Fulmine. Il 9 novembre 1941, destinato con altre cinque cacciatorpediniere di scorta ad un convoglio di sette piroscafi diretto in Libia, il Fulmine attaccato da una formazione nemica numericamente superiore, affrontava arditamente l’avversario, ma centrata dal fuoco dei grossi calibri britannici ed irrimediabilmente colpita, nelle parti più vitali, rapidamente affondava.

Comandante di cacciatorpediniere, di scorta a convoglio, fatto segno a violento attacco di preponderanti forze navali nemiche e irrimediabilmente colpito fin dall’inizio della battaglia, affrontava con saldo cuore e decisa volontà il combattimento e, benché rimasto ferito in modo grave dalle prime salve, che smantellavano le sistemazioni della plancia, proseguiva audacemente la lotta, rinnovando nei suoi uomini, con la parola animatrice e il suggestivo esempio, indomito coraggio e ardore combattivo. Mentre l’unità sempre più colpita dalla furiosa e soverchiante azione di fuoco nemica lentamente s’inabissava, egli restava intrepido e sereno e, vincendo con stoicismo il dolore delle ferite, si preoccupava di salvare il suo equipaggio. Restava sulla sua nave, fino all’ultimo istante. Stremato nel fisico, piegato dalle ferite, ma più forte che mai nello spirito corroborato dell’avversa fortuna e dal sacrificio, scompariva in mare lasciando un retaggio luminoso di ardimento e di fede. Esempio di nobili virtù militari e guerriere, di assoluta dedizione al dovere eroicamente compiuto e alla Patria. – Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 736.