MOCCIA Guido
nasce nel 1897 a Brescia. Maggiore complemento, 10° reggimento bersaglieri.
Nominato aspirante ufficiale non ancora ventenne, partecipò alla prima guerra mondiale in reparti mitraglieri Fiat distinguendosi a Col Moschin dove riportò una grave ferita e a Carzano di Val Sugana. Congedato al termine guerra col grado di tenente, riprese gli studi interrotti e, conseguita la laurea in scienze economiche, si trasferì nelle Marche dove assunse importante incarico nelle Cartiere di Fabriano. Nel 1935, messo a disposizione della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Servizio Nazionale) partì col grado di centurione per l’A.O. (Africa Orientale) e prese parte alla campagna etiopica con la 219^ legione CC.NN. (Camicie Nere). Rientrò in Italia nel febbraio 1937 e, promosso maggiore nel 1940, fu richiamato nel marzo 1942. Prestò servizio presso la 5^ base tradotte militari del C.S.I.R. (Corpo Spedizione Italiano Russia) in Russia; e dal 1° gennaio 1943 fu destinato alla difesa costiera della Sicilia, prima al comando del 120° reggimento bersaglieri di marcia e poi al CCCLXXXVI battaglione. Il 10 giugno. veniva trasferito al 10° reggimento bersaglieri, mobilitato dove assumeva volontariamente il comando del XXXV battaglione. Ripresa la sua attività civile a Fabriano dopo la guerra, fu promosso tenente colonnello nel R.O. (Ruolo d’Onore) nel 1960. Decedeva a Fabriano il 28 dicembre dello stesso anno.
Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Carzano-Val Sugana, 18 settembre 1917); M.B. (Medaglia Bronzo) sul campo (A.O. (Africa Orientale), luglio 1936).
Ufficiale di complemento mutilato di guerra, assumeva volontariamente il comando di un battaglione bersaglieri. Impegnato contro agguerrito avversario preponderante per forze e mezzi, ne contrastava l’aggressività con indomito valore, in tre giorni di epica, sanguinosa, impari lotta. Nel momento più critico della difesa, sotto un uragano di fuoco che dalla terra e dal cielo si riversava sul suo reparto animava con ammirevole tenacia l’eroica resistenza degli scarsi superstiti. Sempre primo tra i primi, benché già ferito per ben sei volte consecutive nello spazio di poche ore, fra cui la mutilazione del braccio destro e una gravissima ferita al viso, non desisteva dalla sua eroica azione che protraeva con sovrumana fermezza, finché esausto dava le consegne spirituali e materiali del battaglione all’unico capitano superstite incitandolo, all’estremo delle forze, a persistere nella cruenta impari lotta. Esempio fulgido di salde virtù militari. – Naro-Favara (Agrigento), 11-14 luglio 1943.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 257.