MOSCHINI Giuseppe

nasce il 17 giugno 1903 S. Elpidio a Mare (Ascolì Piceno) (https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/storia/la-nostra-storia/medaglie/Pagine/MoschiniGiuseppe.aspx). Capitano di fregata s.p.e. M.M. (servizio permanente effettivo Marina Militare).

Uscito guardiamarina dall’Accademia Navale nel 1922, fu promosso sottotenente di vascello nel 1924 e tenente di vascello nel 1927. Dopo aver frequentato il 6° corso di osservazione aerea e nominato osservatore dall’idrovolante prestò poi servizio dal 1929 al 1931 nella 187^ squadriglia idrovolanti. Rientrato in marina, imbarcò sul sommergibile Toti e poi sul Balilla come ufficiale in seconda. Capitano di corvetta nel 1936, comandò successivamente il sommergibile Bandiera, poi il Cesarea e quindi, passò alla squadro M.A.S. (Motoscafo Armato Silurante) a La Spezia. Dopo avere partecipato all’occupazione dell’Albania nel 1939, promosso capitano di fregata, venne nominato, alla vigilia della guerra, comandante della 2^ flottiglia M.A.S» con la quale partecipò a numerose azioni nel Canale di Sicilia e nel Mediterraneo Centrale. Nel luglio 1942 assumeva il comando del cacciatorpediniere Bombardiere.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Valona, aprile 1939); M.B. (Medaglia di Bronzo) (Canale di Sicilia, ottobre 1940); Cr. g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Mar Egeo, 1941).

Comandante di altissime qualità morali ed intellettuali, di esempio a tutti in ogni circostanza per generoso slancio e salda preparazione professionale, profondeva durante il conflitto le molteplici capacità acquisite in pace ed in guerra di osservatore di aereo e ii pioniere degli aerosiluranti, di valoroso ufficiale sommergibilista e palombaro, di brillante tecnico di artiglieria e di armi subacquee. Comandante di cacciatorpediniere di scorta ad importante convoglio, in un momento del conflitto in cui le missioni intraprese erano con quasi costante certezza votate a glorioso sacrificio sotto l’infuriare della preponderanza aerea e navale avversaria, conduceva la sua nave con l’abituale serena perizia attraverso le insanguinate rotte del Canale di Sicilia. Fatto segno a lancio di siluri da parte di sommergibile avversario, vista l’immediatezza del pericolo, si portava di persona presso il timone onde rendere più rapida la contromanovra. Colpita irrimediabilmente l’unità, che si divideva in due, incurante della propria esistenza dedicava gli ultimi istanti della sua operosa vita per salvare il timoniere rimasto imprigionato nelle lamiere contorte della plancia divelta. Nell’altruistico slancio trovava eroica morte inabissandosi con l’unità e lasciando luminoso esempio di generoso altruismo e di elette virtù militari. Canale di Sicilia, 17 gennaio 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 173.