PASTORINO Bruno

nasce nel 1911 a Torino. Tenente complemento, 116° reggimento fanteria.

Conseguì il diploma di ragioniere nell’Istituto tecnico Paolo Sarpi di Venezia nel 1931. Ammesso al corso allievi ufficiali di omplemento nella Scuola di Spoleto nel novembre 1931, fu nominato sottotenente nell’Arma di fanteria nel giugno 1932 ed assegnato al 36° reggimento a Modena per il servizio di prima nomina. Richiamato alle armi nell’aprile 1935 nel 16° reggimento fanteria fu inviato in A.O. (Africa Orientale) ove partecipò alle operazioni militari in Abissinia dall’ottobre 1935. Rimpatriato nel novembre 1936 col grado di tenente, fu subito congedato e riprese la sua attività nella industria familiare. Richiamato per mobilitazione nel maggio 1940 ed inviato in Libia raggiunse nello stesso mese il 19° reggimento a Tripoli, quindi alla dichiarazione di guerra venne trasferito al 116° reggimento, fanteria motorizzato della Divisione Marmarica. Ferito nel combattimento del 3 gennaio 1941 a Bardia e raccolto sul campo dagli inglesi fu restituito in Patria nel dicembre 1945 e congedato. Promosso capitano con anzianità retrodatata al 1941, svolge la sua attività di industriale e presiede numerose società facenti capo al gruppo Organizzazione Pastorino. E’ Presidente della Federazione Bergamasca e Consigliere Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro. Con decreto del Presidente della Repubblica del 1958, è stato nominato Presidente dell’Opera Nazionale Invalidi di Guerra (O.N.I.G.). 

Ufficiale volontario nei reparti arditi, di spiccate qualità combattentistiche, animatore e trascinatore di uomini, di eccelse doti morali, già distintosi in precedenti fatti d’armi. Durante l’attacco di una piazzaforte ad opera di imponenti forze corazzate nemiche, dopo aver opposto la più disperata ed efficace resistenza respingendo per ben due volte gli attaccanti col suo reparto arditi di battaglione, si lanciava, con bombe a mano ed incendiarie, all’assalto dei carri armati pesanti che superato l’ostacolo del caposaldo vi dilagavano. Visto inefficace il suo mezzo di offesa, cosciente della certezza del sacrificio, rifiutava la resa ed attaccava i carri nel disperato tentativo di mettere fuori combattimento il personale attraverso le feritoie delle torrette, ma nell’eroico atto veniva colpito a bruciapelo da un colpo di rivoltella che gli fratturava l’osso frontale. Tramortito ed accecato dalla gravissima ferita, ancora incitava i suoi fanti a persistere nell’impari lotta, rifiutando il loro soccorso. Bell’esempio di sublimi ed eccelse qualità militari, di ardire e di totale dedizione alla Patria. Africa Settentrionale, 3 gennaio 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 525.