ROMANO Giuseppe

nasce nel 1898 a Morrone del Sannio (Campobasso). Maggiore s.p.e. (servizio permanente effettivo), 132° reggimento artiglieria, Divisione corazzata Ariete.

Partecipò alla prima guerra mondiale conseguendo la nomina a sottotenente di complemento nel maggio 1918 nel 50° reggimento artiglieria da campo. Prestò successivamente servizio nel 38° e nel 33° da campo e dal 1° maggio 1919 fu promosso tenente. Trattenuto in servizio, otteneva, poi, il trasferimento in s.p.e. nel 14° pesante campale. Capitano nel 2° pesante campale nel 1932, sei anni dopo, trasferito al 3° da campagna, partì volontario per la Spagna, dove combatté col II grupp del reggimento M.C. del C.T.V. (Corpo Truppe Volontari). Rimpatriato nel 1939 e rientrato al 3° artiglieria Pistoia, passò, alla dichiarazione di guerra, al 133° artiglieria della Divisione corazzata Littorio come aiutante maggiore in prima col grado di maggiore. Nel gennaio 1941, ottenne il trasferimento al 132° reggimento artiglieria Ariete ed assunto il comando di un gruppo semoventi partecipò con la colonna celere Santamaria alla ripresa offensiva per la riconquista della Cirenaica.

Si offriva di partecipare ad un’ardita azione con due batterie del suo gruppo assegnate ad una colonna operante. Raggiunto, dopo lunga e faticosa marcia in zona desertica, un munito forte nemico partecipava all’ attacco dirigendo personalmente il tiro dei pezzi schierati in linea con i fanti. Aggirato lo schieramento da formazioni di mezzi corazzati nemici e da truppe appiedate lanciate al contrattacco e visto cadere da prode il comandante di una batteria, si prodigava per dominare la critica situazione, portandosi sotto l’incessante fuoco nemico ove più grave era il pericolo. Animato dal più sublime spirito di cosciente sacrificio e di dedizione al dovere, con superbo sprezzo della vita, per incuorare ed incitare gli artiglieri, saliva su di un trattore ed in piedi, sereno, sorridente ed impavido, impartiva gli ordini per la ripresa del fuoco che, celere ed efficace, produceva larghi vuoti nelle file nemiche. Mentre additava ai dipendenti la via della vittoria che ormai si delineava sicura, mortalmente colpito da una raffica di mitragliatrice, si abbatteva esanime sull’automezzo. Fulgido esempio di cosciente coraggio e di superbo sprezzo del pericolo. El Mechili (A. S.) (Africa Settentrionale), 8 aprile 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 642.