SANTILLI Pasquale

nasce nel 1899 a Celano (L’Aquila). Capitano complemento fanteria,47° reggimento fanteria.

Partecipò giovanissimo alla prima guerra mondiale nel 1918 sul Piave dove riportò una ferita in combattimento. Promosso sottotenente nell’agosto 1918, sei mesi più tardi partì col 25° fanteria mobilitato per la Libia dove conseguì la promozione a tenente. Rientrato al Deposito in Avellino, fu inviato nella Slesia nel febbraio 1920 col 135° reggimento e nel giugno successivo in Dalmazia col 15°. Congedato nel marzo 1921, ritornò in Libia con reparti della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Servizio Nazionale) dove rimase dal settembre 1923 al maggio 1924. Nel 1935, richiamato a domanda e messo a disposizione del Comando Generale della M.V.S.N., partecipò al conflitto italo-etiopico e alle successive operazioni di polizia coloniitle in A.O. (Africa Orientale). Promosso capitano a scelta nel novembre 1937 con anzianità 1° luglio 1936, rimpatriò nel luglio 1938. Richiamato per istruzione nel 1939 presso il 47° reggimento fanteria, prese parte allo sbarco e all’occupazione dell’Albania. Richiamato il 31 maggio 1940, per mobilitazione, raggiunse nuovamente il reggimento in Albania ed assunse il comando della 1^ compagnia.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Piave, 19-24 giugno 1918); Cr. g. al V.M. (Croce di guerra al Valor Militare) (Scioa febbraio 1937); Cr.g. al V. M. (Gurà Oherù, luglio 1937).

Guidava la compagnia in successivi ed aspri combattimenti con grande capacità ed impareggiabile valore, tanto da suscitare l’ammirazione dello stesso nemico. In una azione notturna, attaccato sul fronte e sul fianco da preponderanti forze avversarie, riusciva ad arrestarne l’impeto e, successivamente, a ricacciarle ed inseguirle. Nuovamente e ripetutamente attaccato, in aspra lotta resisteva accanitamente col reparto ridotto a pochi uomini, scagliandosi sul nemico in un ultimo e disperato assalto. Gravemente ferito, conscio della prossima fine, rifiutava di essere trasportato. Fattosi adagiare sul terreno, facevallontanare i superstiti e restava solo con la pistola in pugno ad attendere il nemico, contro il quale si difendeva poi fino all’ultimo colpdella propria arma. Insuperabile esempio di forza d’animo e di eroismo.- Kalibaki (Fronte greco), 14 novembre 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 452.