SATTA Giovanni

nasce il 14 aprile 1892 a Ozieri (Sassari) (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Luigi_Satta). Tenente complemento, gruppo carabinieri dell’Eritrea.

Interrotti gli studi ginnasiali si arruolò giovanissimo nell’Arma dei carabinieri nel dicembre 1911. Partecipò alla 1^ guerra mondiale col 2° squadrone autonomo mobilitato, sul Carso, col grado di vicebrigadiere e, sul Piave, di brigadiere. Promosso maresciallo maggiore nel luglio 1921 nella legione di Cagliari, fu collocato a riposo per anzianità di servizio nel maggio 1935, otténendo la nomina a sottotenente di complemento. Richiamato in temporaneo servizio a domanda dal marzo 1937 e promosso tenente nell’agosto 1939, veniva inviato in A.O. (Africa Orientale) e giungeva a Massaua nel novembre dello stesso anno, assegnato al gruppo carabinieri di Addis Abeba. Il 21 giugno 1940 passava al gruppo carabinieri dell’Eritrea mobilitato. Gravemente ferito in combattimento e ricoverato nell’ospedale Regina Elena di Asmara, fu fatto prigioniero e restituito in Patria nell’agosto 1945. Rientrato nella legione carabinieri di Sassari e promosso capitano con anzianità retrodatata al gennaio 1943 fu collocato in congedo nel maggio 1949. Richiamato in servizio nel 1951 fu assegnato prima al Comando gruppo carabinieri di Sassari e poi, dal febbraio 1954, alla legione territoriale di Roma che lo assegnò al Comando della IV Brigata carabinieri in Roma. Collocato in congedo assoluto per età il 31 maggio 1955, decedeva in Roma il 21 aprile 1962 (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Luigi_Satta).

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Sabotino, 1916); M.A. (Orune, Sassari, 1919); M.B. (Medaglia Bronzo) (Udine, 1917).

Leggendaria figura di eroe, faceva rifulgere in aspri, durirsimi combattimenti ed in circostanze quanto mai difficili, il suo alto valore di soldato e di comandante. Nella difesa contro un avversario assai superiore per forze e mezzi, il suo eroismo, nel’impari lotta destò ammirazione. Nelle furiose mischie a corpo a corpo conclusesi sempre con la nostra vittoria, il suo ardimentoso slancio fu superbo. Più volte ferito mai abbandonò il campo della lotta. Animatore e trascinatore impareggiabile, in altro aspro combattimento, nell’accingersi al lancio della penultima bomba rimastagli, riceveva in pieno un colpo avversario che provocava lo scoppio dell’ ordigno impugnato, il quale gli asportava nettamente la mano e l’avambraccio destro ferendolo gravemente anche al petto ed alla gola. Straziato nelle carni, noncurante del dolore, trovava modo di rincuorare la sua gente nella ferma volontà di vincere ad ogni costo. In uno sforzo di sublime, ferrea volontà, quando le sue forze cominciavano ormai fatalmente a vacillare, trovava ancora la forza di lanciare sull’ avversario l’ultima bomba, la cui sicura strappò faticosamente con i denti. Sul suo volto esangue, alla fine affiorò l’espressione radiosa che la vittoria sa conferire a chi la conquistò a tutti i costi ed a gravissimo prezzo. Difesa di Agordat e di Cheren, 24 gennaio 15 marzo 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 599.