GALLIANO Giuseppe
di Giacomo e di Luigia Boasso, nacque a Vicoforte di Mondovì il 27 settembre 1846 e morì in combattimento ad Adua il 1° marzo 1896.
Dal Collegio Militare di Asti passò nell’ottobre 1864 alla Scuola Militare di Fanteria e ne uscì sottotenente nel maggio 1866. Partecipò col 24° reggimento alla terza campagna d’indipendenza. Col grado di tenente dal 1880 fu negli alpini e promosso capitano nel 1883 tornò in fanteria.
Destinato in Africa, giunse a Massaua nel dicembre 1887 ed assunse il comando di un reparto di irregolari della 1° brigata. Rimpatriò nel maggio 1888. Ritornato volontariamente in Africa, assumeva il comando del III battaglione del reggimento cacciatori del Corpo speciale e dette prova di grande energia nel combattimento contro i dervisci, il 21 dicembre 1893, ad Agordat. Nella battaglia, il Galliano, alla testa dei suoi ascari, si comportò così valorosamente da meritare la medaglia d’oro al v. m. concessagli con r. d. 4 febbraio 1894. Dice la motivazione: Diresse con energia, coraggio e slancio l’attacco delle quattro compagnie che erano ai suoi ordini: respinto, le ordinò sollecitamente, le ricondusse all’attacco mettendo in fuga il nemico e riprendendogli quattro pezzi d’artiglieria. – Agordat (Eritrea), 21 dicembre 1893.
Da maggiore, nel combattimento di Coatit, il 13 gennaio 1895, contro Ras Mangascià, ottenne la medaglia d’argento.
Dopo la battaglia di Amba Alagi, assunse il comando del fortino avanzato di Enda Iesus (Makallé) e, dal 7 dicembre 1895, per un intero mese, sostenne, con poche truppe e quattro pezzi d’artiglieria, l’assedio delle forze del Negus Menelik respingendone gli attacchi. E, quando, con disperato eroismo, aveva già disposto il sacrificio del forte e dei suoi difensori, il Negus gli offrì, il 22 gennaio, la liberazione e gli onori delle armi.
Per l’eroico contegno, ottenne la promozione a tenente colonnello e la seconda medaglia d’argento al v. m.
Ad Adua il l° marzo 1896, con la 3^ brigata del gen. Ellena, compì prodigi di eroismo. Alle pendici di M. Raio, in una lotta impari contro forze soverchianti, ferito prima al petto da una sciabolata e poi reiteratamente in più parti del corpo, venne ucciso mentre con la parola e con l’esempio incitava i suoi ascari al combattimento. Alla sua memoria, con r. d. 11 marzo 1898 venne conferita la seconda medaglia d’oro con la motivazione: Impegnatosi col suo battaglione sul M. Raio, nel momento più critico della lotta, combatté valorosamente. Quando le sorti della pugna precipitarono, perdurò nella resistenza con pochi rimastigli al fianco, quantunque già ferito, e col moschetto alla mano incitando gli altri a finir bene vi si difese disperatamente finché fu ucciso. – Adua (Eritrea), l° marzo 1896.
G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1871 al 1914, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1958, p. 26.