ROSSINI Antonio
di Dario e di Lavinia Calderini, nacque a Perugia il 16 novembre 1857 e morì ad Adua il 1° marzo 1896 per ferite riportate in combattimento.
Si arruolò volontario nell’Esercito con l’ammissione alla Scuola Militare di Modena il 1° ottobre 1877 ed ottenne la nomina a sottotenente il 31 luglio 1879 al 2° reggimento granatieri ed a tenente nel giugno 1882. Con la promozione a capitano nell’aprile 1888 passò al 48° reggimento fanteria.
Destinato in Africa fu assegnato nel novembre 1888 al XIV battaglione fanteria e con esso partecipò alle operazioni per l’occupazione di Cheren (2 giugno 1889) ed alla marcia su Asmara del 3 agosto successivo. Rientrò in Patria il 6 febbraio 1890, e venne assegnato al 1° reggimento granatieri.
Gli avvenimenti in Africa lo trovarono ancora fra i primi a voler tornare in colonia ed il 16 gennaio 1895 partì per l’Eritrea. Assegnato al II battaglione cacciatori d’Africa e, dopo pochi giorni, al VI battaglione fanteria indigeni eritrei, assunse il comando della 3^ compagnia con la quale, l’anno seguente, si coprì di gloria nella battaglia d’Adua.
La sera del 29 febbraio 1896, il VI battaglione, che faceva parte della brigata indigeni (gen. Albertone), alle ore 21,15 partì da Saurià per portarsi col grosso della brigata, verso il Colle di Chidane Meret sotto il Monte Raio. Ma per un seguito di contrattempi, le posizioni raggiunte dall’avanguardia della brigata nella mattina del 1° marzo furono sensibilmente diverse e avanzate di circa 5 chilometri su quelle prestabilite, e perciò quasi a contatto di un grosso nucleo di armati nemici. Nello scontro che ne seguì il battaglione di avanguardia venne rapidamente travolto e le masse scioane piombarono così sul grosso della brigata poco prima delle ore 8. Il VI battaglione nello schieramento si trovò appoggiato sulla destra al Monte Monoxeitò e disteso lungo l’insellatura di Adi Becci. Attaccato da tutte le parti e minacciato di avvolgimento resistette validamente.
Il capitano Rossini con fermezza tenne i suoi ascari sotto il fuoco nemico incuorandoli e facendone un centro vivo di resistenza. In un momento critico del combattimento assunse anche il comando del battaglione essendo rimasto ferito il comandante e fu esempio a tutti di sprezzo del pericolo e di attaccamento al dovere. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare con r. d. 20 novembre 1898. Dice la motivazione: Combatté con fermezza e valore alla testa della sua compagnia. Allorché gli ascari volsero in ritirata, tentò di arrestarli, e poiché questi a forza volevano sottrarlo all’imminente pericolo, egli, svincolatosi da essi, colla pistola in pugno fece fronte al nemico irrompente, gridando: Facciamo vedere come un ufficiale italiano sa resistere e morire! e moriva infatti sul campo. – Adua (Eritrea), 1° marzo 1896.
G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1871 al 1914, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1958, p. 48.