VERDONE Vittorio

VERDONE VITTORIO028di Giuseppe e di Caterina Solla, nacque in Mirabello Sannitico di Campobasso l’11 novembre 1884 e morì in combattimento a Sciara Sciat (Tripoli) il 9 novembre 1911.
Seguì gli studi nell’Istituto Mario Pagano di Campobasso.
Chiamato alle armi fu arruolato nel 58° reggimento fanteria il 31 dicembre 1903 e, per lo zelo in servizio e l’attaccamento al dovere dimostrati, ottenne i galloni di caporale, di sergente e di sergente maggiore. Dichiarato meritevole di avanzamento superò gli esami ed entrò nella Scuola Militare di Modena nell’ottobre 1908. Due anni dopo fu nominato sottotenente nel 14° reggimento fanteria. Alla dichiarazione di guerra alla Turchia, ottenne il 1° novembre 1911 di partire per la Tripolitania con il III battaglione del 18° reggimento mobilitato che, assegnato come riserva alla 3^ Divisione, venne dislocato nelle trincee verso Sciara Zauiet.
Iniziate le operazioni per ampliare le difese attorno a Tripoli fu subito conquistata la batteria turca Hamedia che, col tiro dei suoi cannoni, recava danno alla città e alle retrovie, e furono effettuate ricognizioni oltre Gargaresh ed il fortino Mesri, ove più evidenti si notavano movimenti di armati.
Il 9 novembre, nella mattina, il III battaglione del 18° reggimento che aveva occupate le trincee di Sciara Sciat e di Sidi Giabri, ebbe ordine di liberare le oasi antistanti dai turco- arabi in agguato. Il battaglione si portò avanti con un balzo. Il Verdone, che col 3° plotone della 9^ compagnia era in avanguardia, si trovò improvvisamente preso sotto il fuoco di fucileria nemica. Tuttavia, procedendo a sbalzi e distendendo gli uomini a catena, gli fu possibile raggiungere le posizioni designate. Ritenendo, poi, che da un vicino rialzo del terreno potesse meglio dominare la situazione, si portò ad occuparlo. Durante lo spostamento, precedendo le altre compagnie, fu preso nuovamente sotto il fuoco violento di fucileria del nemico che, ritirandosi, si era appostato negli anfratti del terreno ed al riparo di siepi e muretti.
Ricevuto ordine di rientrare nelle linee, volle ancora imporsi all’avversario. Impavido, alla testa dei suoi uomini, si prodigò per proteggerli, incuorarli ed incitarli al combattimento. Colpito all’addome, rifiutò ogni soccorso finché una nuova scarica lo fulminò fra i suoi soldati.
Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’oro al v. m. con r. d. 8 novembre 1912 con la seguente motivazione: Ferito gravemente mentre era impegnato nel combattimento, continuò a dirigere l’azione del proprio plotone. Rifiutò ogni aiuto dei propri soldati e, strisciando per terra, sprezzante del suo grave stato, non smise mai di incitare i suoi dipendenti al combattimento finché spirò. – Sciara Sciat (Libia), 9 novembre 1911.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1871 al 1914,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1958,    p. 98.