PASI Mario
nasce il 21 luglio 1913 a Ravenna (https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Pasi). Tenente medico complemento, partigiallo combattente.
Conseguita nell’Università di Bologna la laurea in medicina e chirurgia nel 1936, l’anno successivo fu chiamato a frequentare la Scuola di applicazione di Sanità Mllitare a Firenze dalla quale uscì aspirante ufficiale medico nel luglio 1937, assegnato al 28° fanteria Pavia. Promosso sottotenente e congedato nel settembre dello stesso anno entrava per concorso medico interno nell’Ospedale di S. Chiara a Trento. Richiamato alla vigilia dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale ed assegnato al 643° ospedale da campo, partecipò dal 10 giugno 1940 alle operazioni di guerra sulla frontiera occidentale e dal 6 dicembre a quelle svoltesi alla frontiera greco-albanese. Promosso tenente nel gennaio 1941, rimpatriava nel maggio successivo per malattia e alla fine dell’anno veniva collocato in congedo assoluto ed iscritto nel R.O. (Ruolo d’Onore) col proprio grado. Ripresa la sua attività civile a Trento, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, abbandonò l’ospedale portandosi sui monti del Bellunese e fu uno dei primi animatori ed organizzatori del movimento partigiano.
Fin dall’8 settembre impugnava valorosamente le armi contro l’invasore. Ricercato dalla polizia tedesca quale organizzatore della lotta di liberazione, si arruolava nelle formazioni partigiane della montagna di cui divenne animatore fecondo e combattente audace. Commissario di brigata e poi di zona partigiana, valoroso fra i valorosi, sosteneva durissimi combattimenti infliggendo gravi perdite al nemico. Apostolo di bene e di carità prodigava la sua opera di medico a lenire le sofferenze dei feriti senza mai risparmiarsi nei pericoli e nei sacrifici. Catturato per delazione affrontava e sosteneva con sereno stoicismo le sevizie che solo la più efferata crudeltà poteva immaginare. Bastonato a sangue, con le membra fracassate trovava ancora la forza di porre fine al martirio tagliandosi le vene, ma il bieco nemico impediva che la morte lo strappasse alla sua sadica barbarie e poi lo finiva a colpi di bastone. Il suo cadavere impiccato, per estremo oltraggio restò esposto per due giorni e, circondato dall’aureola del martirio, fu faro, luminoso che additò ai superstiti la via da seguire per raggiungere la vittoria. – Belluno, 10 marzo 1945.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 641.