GIRARDINI Giovanni

nasce a Motta di Livenza (Treviso) il 13 agosto 1922 (Wikipedia). Partigiano combattente.

Compiuti gli studi classici nel Liceo di Treviso e già iscritto al terzo anno di medicina nell’Università di Padova, lasciò gli studi per arruolarsi volontario nel 7° reggimento alpini nel febbraio 1941. Trasferito alla Scuola di alpinismo, battaglione studenti universitari, fu promosso sergente. Collocato in congedo nell’agosto 1941, dopo un ricovero ospedaliero, riprese gli studi interrotti. All’armistizio dell’8 settembre 1943, abbandonava nuovamente le aule universitarie per costituire nella zona di Livenza i primi nuclei partigiani. Divenuto in breve tempo una delle figure di maggior rilievo per combattività ed ardimento fu nominato comandante di una compagnia del Battaglione Livenza affrontando rischi e pericoli in numerose azioni di guerra nei comuni di Motta, Gorgo, Meduna ed altri della vasta zona attraversata dal Livenza e dal Monticano. Arrestato il 6 settembre 1944, fu impiccato dai tedeschi sei giorni dopo nei pressi di Camin di Oderzo. L’Università di Padova gli conferì la laurea ad honorem alla memoria in medicina e chirurgia nel giugno 1947.

Studente universitario, animato da giovanile ardore, fu simbolo di lotta partigiana nel Veneto oppresso dalla tracotanza e dalla barbarie nemica. Organizzatore ed animatore di una agguerrita squadra di guastatori partecipava, alla testa dei suoi partigiani, a numerosissime pericolose azioni di sabotaggio e di guerriglia distinguendosi per eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo e causando gravi danni al movimento ferro-stradale nemico. Caduto in un’imboscata mentre con due staffette, di cui una era la propria sorella, si recava a compiere una ricognizione, veniva catturato nel generoso tentativo di salvare la sorella caduta nelle mani del nemico. Sottoposto a torture manteneva il più fiero contegno mai rinnegando la propria fede, mai rivelando i nomi dei compagni di lotta e sempre opponendo deciso ed orgoglioso rifiuto a lusinghe e a promesse di riavere la perduta libertà. Condannato a morte affrontava con serenità il capestro additando alla gioventù combattente per la libertà, la via del dovere e del sacrificio. S. Anastasio, settembre 1943 – 12 settembre 1944.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 541.