PRANDINA Giacomo

nasce il 25 luglio 1917 a S. Pietro in Gù (Padova) (https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Prandina). Sottotenente cpl. A.A., G.A.r.i., partigiano combattente.

Studente nell’Ateneo di Padova del terzo anno della Facoltà di ingegneria elettrotecnica, fu chiamato per il servizio militare nel luglio 1941 ed assegnato al 12° reggimento genio. Ammesso al corso preparatorio di addestramento per allievi ufficiali di complemento e nominato caporale in settembre, nello stesso mese, in seguito a bando di concorso, chiese ed ottenne di passare nell’Aeronautica come allievo ufficiale nel Corpo del Genio Aeronautico. Promosso sottotenente di complemento nel ruolo ingegneri nel marzo 1943, nel giugno successivo fu inviato alla Scuola di applicazione a Firenze e congedato due mesi dopo venne assunto in forza dal Comando della 2^ Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale) di Padova. Laureatosi in ingegneria elettrotecnica, conseguì nel Politecnico di Torino anche la laurea in ingegneria costruzioni aeronautiche. Di sentimenti profondamente cattolici, trasmise nei giovani e nei dubbiosi il suo fervore di apostolo della Fede. Nella lotta di liberazione fece parte dal febbraio 1944 della Divisione partigiana Vicenza con la qualifica di commissario politico e col grado di tenente colonnello. Catturato da reparti tedeschi il 31 ottobre 1944, morì nel campo di Mathausen in Germania il 20 marzo 1945.

Di casa in casa, di paese in paese, ancora ricordato con commosso pensiero da quanti ascoltarono la sua parola, fu apostolo di fede che insegnò ai giovani, che scosse i dubbiosi. Le prime squadre partigiane dell’alto Padovano e del Vicentino furono da lui amorosamente curate e potenziate, i primi campi di aviolancio da lui impiantati, i primi servizi di raccolta notizie da lui organizzati. Uomo d’azione partecipò a centinaia di atti di sabotaggio, emergendò per ardire e sprezzo del pericolo. Arrestato subì disumane torture che, se piegarono il suo corpo, ne rafforzarono l’anima e mantenne spirituali rapporti con i compagni di fede che non volle spendessero per salvarlo energie e forze da riservare solo alla lotta per la Patria oppressa. Deportato in Germania e rinchiuso in un campo di annientamento, soccombette alla fame, agli stenti e alla pena che fino alla morte consumò il suo cuore in un’ardente fiamma di amore per la Patria lontana. San Pietro in Gù, settembre 1943; Mathausen, marzo 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 650.