PUECHER-PASSAVALLI Giancarlo
nasce il 23 agosto 1923 a Milano (https://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_Puecher_Passavalli). Comandante di gruppo partigiani, gruppo Lambrugo.
Discendente da nobile famiglia trentina e figlio di apprezzato notaio di Milano, deceduto nel 1945 in un campo di concentramento in Germania, era iscritto nel secondo anno di legge nell’Università di Milano. Interrotti gli studi ed arruolatosi volontario nel luglio 1943 in qualità di allievo ufficiale pilota in Aeronautica, non ebbe il tempo di realizzare le sue aspirazioni. Sopraggiunta la dichiarazione dell’armistizio, iniziò nello stesso mese di settembre la sua attività di partigiano in un gruppo di giovani patrioti di Pontelambro presso Erba da lui stesso organizzato. La formazione, trasformatasi in seguito in Brigata, assumeva dopo il suo eroico sacrificio, la denominazione Brigata Puecher.
Patriota di elevatissime idealità, scelse con ferma coscienza dal primo istante la via del rischio e del sacrificio. Subito dopo l’armistizio attrasse, organizzò, guidò un gruppo di giovani iniziando nella zona di Lambrugo, Ponte Lambro, il movimento clandestino di liberazione ed offrendo la sua casa come luogo di convegno. Con l’esempio personale fortificò nei compagni la fede nell’azione che essi dovevano più tardi proseguire in suo nome. Presente e primo in ogni impresa gettò nella lotta tutto se stesso prodigandovi le risorse di una mente evoluta e di un forte fisico, ed associando all’audacia un particolare spirito cavalleresco. Braccato dagli sgherri fascisti, insidiata la sicurezza della sua famiglia, non desistette. Incarcerato con numerosi suoi compagni e poi col padre, d’accordo con questi rifiutò la evasione per non allontanarsi dai compagni di fede e di sventura. Condannato a morte dopo sommario processo, volle essere animatore sino all’estremo, lasciando scritti di ardente amor patrio e di incitamento alla continuazione dell’opera intrapresa. Trasportato al luogo del supplizio, chiese di conoscere il nome dei suoi esecutori per ricordarli nelle preghiere di quell’aldilà in cui fermamente credeva, e tutti i presenti abbracciò e baciò, ad ognuno lasciando in memoria un oggetto personale, pronunciando parole nobilissime di perdono e rincuorando coloro che esitavano di fronte al delitto da compiere. Cadde a vent’anni da apostolo e da soldato, sublimando nella morte, la multiforme e consapevole spiritualità che aveva contraddistinto la sua azione partigiana. – Como – Erba, 9 settembre – 23 dicembre 1943.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 364.