BAISI Giuseppe

nasce il 5 ottobre 1914 a Napoli (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Baisi). Tenente s.p.e. (servizio permanente effettivo), 6° reggimento alpini.

Iscritto nell’Ateneo di Napoli nella facoltà di chimica interrompeva gli studi per la carriera militare e, dopo avere frequentata l’Accademia Militare di Modena fu nominato sottotenente in s.p.e. nell’ottobre 1938 destinato al 6° alpini. Dopo avere frequentato il corso di applicazione a Parma e quello di alpinismo di Aosta, alla dichiarazione di guerra nel giugno 1940 assumeva il comando del plotone esploratori reggimentale. Promosso tenente, fu ammesso a domanda alla Scuola paracadutisti di Tarquinia e nel dicembre raggiunse il reggimento in Albania, partecipando all’intera campagna con la 54^ compagnia del battaglione Vestone. Rimpatriò nel luglio 1941, e trasferito al 4° alpini, partì un mese dopo col battaglione sciatori Monte Cervino, per il fronte russo. Ferito una prima volta il 22 marzo 1942 e rientrato in Italia con un treno ospedale, sul finire del mese di luglio, rinunciando alla licenza di convalescenza, ritornava in Russia al suo battaglione Val Vestone del 6°, assumendo il comando della 54^ compagnia.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Fronte greco, 1941); M.B. (Fronte russo, 1942).

Comandante di compagnia alpina, già distintosi, per eccezionali doti di valore e coraggio, si lanciava con ragionata decisione all’attacco di posizione avversaria tenacemente contesa. Raggiunto con grave sacrificio di sangue l’obiettivo assegnatogli e catturati numerosi prigionieri ed armi automatiche, veniva fatto segno, col reparto, a pericolosa reazione dell’avversario. Benché avesse perduto durante la cruenta lotta il collegamento con parte della sua compagnia, cercava di ristabilire la situazione affrontando, anche da solo, il nemico. Ferito una prima volta da raffiche di mitragliatrici, si lanciava con estrema decisione e con disperato coraggio contro un gruppo avversario che tentava di circondarlo, disperdendolo. Ferito una seconda volta, non desisteva dalla lotta e, pur stremato di forze per il copioso sangue perduto, incuorava i suoi alpini tenendoli saldi con l’esempio del suo ardimento nella suprema difesa. In successivo attacco, si lanciava risolutamente con pochi superstiti contro l’avversario, rimanendo colpito a morte. Kotowkj (Fronte russo), 1 settembre 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 80.