GRANDI Giuseppe

nasce a Limone (Cuneo) il 20 febbraio 1914 (Wikipedia). Capitano s.p.e. (servizio permanente effettivo), 50 reggimento alpini, battaglione Tirano.

Diplomatosi in ragioneria all’Istituto tecnico Galilei a Firenze, fu ammesso nel 1934 all’Accademia Militare di Modena e nel 1936 venne nominato sottotenente in s.p.e. Dopo aver frequentata la Scuola d’applicazione d’arma, fu destinato al 50 reggimento alpini ed ottenne un elogio dall’Ispettorato delle Truppe Alpine in occasione della costruzione della strada militare nella zona dell’Altissimo. Tenente dal 1° ottobre 1938, fu poi istruttore ed allenatore presso la Scuola Militare di Alpinismo ad Aosta fino alla dichiarazione di guerra, nel giugno 1940. Partecipò col battaglione Tirano alle operazioni svoltesi alla frontiera alpina occidentale, quindi ritornò ad Aosta e vi rimase fino alla partenza per la Russia, nel luglio 1942. Comandante della 46^ compagnia, gravemente ferito il 26 gennaio 1943, decedeva il giorno dopo sulla slitta trainata dai suoi fedeli alpini. Dopo la sua morte venne promosso capitano con anzianità 10 gennaio 1942.

Magnifica figura di comandante di compagnia, le cui virtù hanno avuto modo di essere particolarmente note fin dai primi giorni in cui assumeva posizioni sul fronte orientale. Situazioni critiche e minacciose furono da lui affrontate con freddo calcolo e con indomito coraggio. L’attività del tenente Grandi è stata talmente preziosa ed infaticabile da metterlo in evidenza come uno dei soldati più meritevoli cui resta indissolubilmente legata la granitica opera difensiva che fece delle linee della sua divisione un baluardo insormontabile. Durante un arduo e difficile ripiegamento, allo scopo di sventare una irruenta manovra nemica di aggiramento, infervorati con la voce e con l’esempio i suoi alpini, si lanciava irresistibilmente nel cuore della mischia, riuscendo dopo aspra e sanguinosa lotta, ad arrestare e frantumare il poderoso urto di un nemico superiore in uomini ed in mezzi. Ferito all’addome e consapevole della fine imminente, non desisteva dall’animare i propri uomini. Vedendo intorno alla sua slitta insanguinata pochi alpini superstiti, silenziosi ed addolorati, trovava la forza di incitarli ad esultare per il superbo successo conseguito e ad intonare con lui le strofe di una nostalgica canzone: Il comandante la compagnia l’è si ferito e sta per morir. Come un vasto, religioso corale si diffonde allora nella distesa gelida della steppa la voce degli alpini, quale simbolo imperituro della tenace gente della montagna, del suo incomparabile spirito di sacrificio, del suo eccezionale ardimento, della sua inconcussa fede nella vittoria. Quota 228, quota 226,7 – Belogory Arnautowo (Russia), 9 settembre 1942 -26 gennaio 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 202.