LITTA MODIGLIANI Alberto

nasce nel 1902 a Torino. Maggiore s.p.e. (servizio permanente effettivo) di cavalleria, reggimento Savoia Cavalleria.

Appartenente a nobile famiglia lombarda, superati gli studi classici si arruolava volontario quale allievi ufficiali di complemento di cavalleria nel 1921, conseguendo la nomina a sottotenente nei Cavalleggeri Vittorio Emanuele II nel settembre 1922. Nel 1923 fu trasferito a domanda nel R.C.T.C. (Regio Corpo Truppe Coloniali) della Tripolitania dove prestò servizio prima nella specialità meharisti ed in seguito, negli spahis. Promosso tenente, rimpatriava nel settembre 1927 ed inviato alla Scuola di applicazione, dimostrava quelle attitudini all’equitazione che lo portavano più tardi ad ambite affermazioni sportive. Promosso capitano nel 1933 e destinato al Piemonte Reale Cavalleria fu nominato l’anno dopo ufficiale addetto al Generale comandante la 1^ Divisione celere e trasferito contemporaneamente al Savoia Cavalleria. Chiamato nuovamente alla Scuola di applicazione nel 1937 come istruttore, fu promosso maggiore tre anni dopo. Alla fine di luglio del 1941, dopo sue insistenti richieste, fu assegnato al Comando della 3^ Divisione celere destinata in Russia. Dopo aver partecipato ai combattimenti svoltisi nelle giornate del Natale di quell’anno, ottenne il comando di un gruppo di squadroni del Savoia Cavalleria che condusse alla carica di Isbuschenskij, il 24 agosto 1942.

Altre decorazioni: sottotenente in s.p.e. per meriti di guerra (Libia, ottobre 1926).

Cavaliere che aveva elevato a norma di vita ogni più puro ideale, esaudito nel suo ardente desiderio di ottenere un comando di truppa, trasfondeva nel gruppo di squadroni ai suoi ordini la incrollabile fede che lo animava. In giornata di cruenta, violentissima battaglia, nella quale l’intero reggimento era duramente impegnato, alla testa dei suoi cavalieri, attaccava con indomito slancio il nemico in forze soverchianti. Caduti tutti i componenti il suo seguito, avuto ucciso il proprio cavallo e gravemente ferito egli stesso, con singolare valore si faceva rimettere in sella ad altro cavallo e proseguiva nell’epica carica. Stremato di forze, si abbatteva poi al suolo, ma trovava ancora l’energia per dare ai propri cavalieri, sciabola alla mano, l’ultimo obiettivo d’attacco e dirigeva il fuoco di un gruppo di appiedati. Una raffica nemica lo colpiva al cuore nel momento in cui le ultime resistenze avversarie cadevano sotto l’impeto degli squadroni da lui superbamente preparati e guidati. Pura ed espressiva figura di soldato italiano che indissolubilmente lega all’antico Stendardo del reggimento il proprio nobilissimo nome. Q. 213,5 di Isbuschenskij (Fronte russo), 24 agosto 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 72.