PESCATORI Aldo

nasce nel 1916 a Bengasi (Cirenaica). Capitano artiglieria s.p.e. (servizio permanente effettivo), 30° raggruppamento artiglieria di corpo d’armata.

Figlio del generale di C.A. (Corpo d’Armata) Armando e fratello di altro ufficiale d’artiglieria, conseguita la maturità classica nel Liceo Gioberti di Torino, entrò nell’ottobre 1935 all’Accademia di artiglieria e genio e due anni dopo venne nominato sottotenente d’artiglieria in s.p.e. Completati i due anni di Scuola di applicazione d’arma e promosso tenente, fu assegnato al 20° reggimento artiglieria di C.A. che raggiunse in A.S. (Africa Settentrionale) nell’agosto del 1939. Alla dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940, comandava la 3^ batteria da 105/28 del reggimento. Ferito nel combattimento di El Mechili il 25 gennaio 1941 durante la prima offensiva inglese, fu rimpatriato con nave ospedale e ricoverato in luoghi di cura. Riprese servizio nel marzo successivo al deposito dell’8° artiglieria di C.A.; passò poi al 134° artiglieria motorizzato, dove nel luglio fu promosso capitano con anzianità gennaio dello stesso anno, ed infine, a domanda, fu trasferito nell’ottobre 1942 al 30° raggruppamento del XXXV C.A. sul fronte russo. Comandante la l^ batteria del I gruppo, fu ferito il 18 dicembre mentre si trovava nell’osservatorio di Lawis sul Don; ferito una seconda volta il 19 gennaio 1943 durante il ripiegamento nella conca di Arbusow, riportò poi congelamento agli arti inferiori durante l’ultima notte del lungo ripiegamento. Giunto finalmente in Patria con treno ospedale, subì l’amputazione degli arti e, dopo lunghe degenze in ospedali e in convalescenziari, venne collocato nella riserva ed, iscritto nel R.O. (Ruolo d’Onore) dal 28 maggio 1945, otteneva le successive promozioni a maggiore ed a tenente colonnello. Laureatosi in giurisprudenza nell’Università di Roma. Risiede a Casanova di Carinola (Caserta).

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (El Mechili (A.S.), gennaio 1941).

Ancora convalescente per grave ferita di guerra riportata in Libia dove si era affermato per tenacia ed ardire, chiedeva ed otteneva il trasferimento su altro fronte e vi si distingueva, in breve volgere di tempo, per eccezionali capacità e valore. Comandato a dirigere un osservatorio di artiglieria nonostante l’intenso fuoco nemico cui era soggetto, sosteneva nel corso di un’aspra battaglia durata 18 giorni l’azione della fanteria con la quale trovavasi ad immediato contatto. Benché ferito rimaneva al suo posto di dovere e quando l’impeto nemico riusciva infine a travolgere le posizioni contese più volte raccoglieva i resti dei combattenti e improvvisandosi fante, li rianimava con la parola e con l’esempio, guidandoli al contrattacco, per disimpegnarsi. Durante il successivo ripiegamento, reso tragico dagli ininterrotti attacchi dell’avversario, dalla mancanza di armi e viveri, dalla neve alta e dalla temperatura scesa a 38° sotto zero, allorché sembrava che per tutti si dovesse compiere l’estremo sacrificio, si poneva ancora a capo di un centinaio di valorosi di ogni arma e corpo e, fidando più sul loro cuore saldo che sui pochi fucili di cui erano armati, si lanciava sul nemico nel disperato tentativo di aprirsi il passo. Ferito gravemente una seconda volta persisteva nella temeraria impresa che, alimentata da altre centurie di animosi trascinati dall’eroico esempio, induceva l’avversario, sbalordito da tanta audacia, a ripiegare in disordine. Trasportato con mezzi di fortuna, terminava la sua dolorosa odissea dopo inenarrabili sofferenze, con l’amputazione bilaterale degli arti inferiori. Ammirevole esempio di valore, di abnegazione, di attaccamento al dovere. Osservatorio Lawis (Fronte del Don), 2-19 dicembre 1942Arbusow (Fronte russo), 21 – 22 dicembre 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 141.