PIATTI Giovanni

nasce il 26 settembre 1910 a Como (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Piatti). Tenente complemento, 5° reggimento alpini, battaglione Tirano.

Diplomatosi in ragioneria nel 1929, l’anno dopo, chiamato alle armi, fu ammesso alla Scuola allievi ufficiali della specialità alpini del C.d’A. (Corpo d’Armata) di Milano e nel luglio 1930 ottenne la nomina a sottotenente nel 7° reggimento alpini. Congedato nell’agosto 1931, fu assunto come funzionario dalla Cassa di Risparmio di Milano ed in seguito conseguì la laurea in economia e commercio nell’Università di Genova. Richiamato nel 1939 presso il centro di mobilitazione del battaglione Tirano, prestò servizio nella compagnia mitraglieri da posizione dal settembre al dicembre, conseguendo la promozione a tenente. Inviato in licenza illimitata, venne richiamato nel febbraio 1941 e prestò prima servizio nel battaglione Valtellina, quindi al battaglione Tirano del 5° alpini mobilitato, col quale partì il 20 luglio 1942 per il fronte russo.

Comandante di compagnia in cinque mesi di permanenza in linea sul fronte russo dimostrò sempre competenza, entusiasmo ed alacrità degna di una tempra tenace di soldato valoroso, completo ed inflessibile. Le molteplici e temerarie pattuglie da lui personalmente guidate entro il dispositivo avversario con la conseguente cattura di armi e prigionieri, gli fruttavano i ripetuti ambiti elogi delle autorità superiori. Durante il tragico ripiegamento dalle rive del Don, nonostante che la tormenta e la temperatura polare lo intacchino gravemente agli arti inferiori, la sua costante preoccupazione è quella di mantenere salda la compattezza e l’omogeneità del proprio reparto, riuscendo a tenere sempre vivo nei propri alpini lo spirito combattivo pur dovendo avanzare attraverso una continuità esasperante dì combattimenti, di privazioni e disagi. A Nikolajewka, già con i piedi congelati e ferito da scheggia di mortaio, manteneva egualmente il comando del suo reparto e richiesto di dar man forte per spezzare l’ultimo cerchio di ferro, parte in testa alla propria compagnia con slancio che ha del sovrumano, riuscendo a travolgere in un violento contrassalto corpo a corpo, caparbi e micidiali centri di fuoco. Colpito mortalmente una seconda volta, le sue ultime parole sono di risoluto incitamento ai superstiti perché non desistano dall’incalzare il nemico ormai in rotta ed a proseguire vittoriosi attraverso il varco decisamente aperto. Esempio di preclari virtù militari e di eroico spirito di sacrificio. Quota 228,0 – 226,7 Belogory Nikolajewka (Fronte russo), 9 settembre 1942 -26 gennaio 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 209.