REBEGGIANI Enrico

nasce il 1° agosto 1916 a Chieti (https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Rebeggiani). Tenente complemento, 9° reggimento alpini, battaglione L’Aquila.

Iscritto a Bologna nella facoltà di scienze economiche, venne chiamato alle armi nel 1936, ed ammesso alla Scuola allievi ufficiali di Bassano fu nominato sottotenente nell’ottobre 1937. Assegnato al battaglione L’Aquila del 9° alpini, fu congedato nel febbraio 1938. Ripresi gli studi conseguì la laurea nello stesso anno. Richiamato nel 1939 fu col 167° reggimento fanteria in Libia. Nuovamente richiamato nel gennaio 1941 fu destinato al Comando Superiore delle FF.AA. (Forze Armate) in Albania. Rientrato al suo vecchio battaglione L’Aquila, rimpatriò dopo poco più di due mesi di guerra in seguito a grave ferita riportata il 10 marzo sullo Shindeli. Nonostante fosse stato dichiarato non idoneo al servizio incondizionato, ritornò al battaglione nell’aprile 1942 partecipando alle operazioni contro formazioni ribelli jugoslave, poi, il 17 agosto dello stesso anno, già promosso tenente, partì col reggimento per la Russia e col battaglione venne schierato sul Don a guardia del quadrivio formato dalle rotabili Komaroff – Deosowatka e Krinitshaja – Ivanowka.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (M. Shindeli – Fronte greco albanese, marzo 1941); M.B. (Monte Nanos (Gorizia), aprile 1942).

Eroico combattente di Albania, benché assegnato a servizio condizionato presso un deposito per ferite riportate in combattimento, chiese ed ottenne di seguire il suo battaglione in partenza per il fronte russo. In più giorni di sanguinosi combattimenti, contro nemico preponderante di uomini e di mezzi combatté ininterrottamente. Col suo coraggio fu di esempio costante ai suoi alpini. Il suo valore culminava il giorno 22 dicembre, quando, comandante di un plotone sciatori arditi, occupava di sorpresa una importante posizione che il nemico aveva strappato ad altro reparto. Contrattaccato più volte rimaneva in posto con mirabile fermezza, anche quando il suo plotone era quasi distrutto. Benché ferito, visto il nemico che si ritirava, riuniti i pochi superstiti, noncurante del micidiale fuoco di artiglieria, si slanciava all’inseguimento; ferito una seconda volta incitava i suoi alpini a proseguire nella lotta gridando: Avanti, L’Aquila. Colpito a morte consacrava la sua vita alla Patria. Fronte russo, Ivanowka, quota 204, 19-20-21-22 dicembre 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 140.