ACERBO  Tito

di Olinto e di Mariannina di Pasquale, nacque a Loreto Aprutino di Pescara il 4 marzo 1890 e morì in combattimento a Croce di Piave il 16 giugno 1918.
Iscritto nell’Istituto Superiore di Scienze Sociali a Firenze, conseguì la laurea nel 1913 mentre prestava servizio di prima nomina quale sottotenente di complemento nel 69° reggimento fanteria della brigata Ancona. Richiamato per la guerra contro l’Austria e destinato al 152° reggimento fanteria di nuova formazione, legò il suo nome a quello glorioso della brigata «Sassari partecipando con essa, con leggendario slancio, a tutti i combattimenti fin dalle prime memorabili battaglie sul Carso. Promosso tenente nel maggio 1916, ebbe l’incarico dell’insegnamento di organica militare nella Scuola allievi ufficiali della 3^ Armata. Rientrato, nel marzo 1917, al reggimento, pochi mesi dopo, pel valore dimostrato nei combattimenti sull’Ortigara ottenne il trasferimento in servizio effettivo con lo stesso grado. Promosso capitano nel settembre successivo, partecipò all’undicesima battaglia dell ‘Isonzo e fu decorato di medaglia di bronzo per la conquista di quota 895, sulla Bainsizza; una medaglia d’argento al valore gli fu conferita dopo la conquista di M. Valbella e Col del Rosso sugli Altipiani, il 28 gennaio 1918, per avere respinto con la sua compagnia un forte contrattacco nemico e mantenuto saldamente il possesso della posizione affidatagli. Sferratasi l’offensiva austriaca sul Piave il 15 giugno 1918, dopo avere per due giorni conteso il passo al nemico, sostituì il comandante del II battaglione rimasto ferito e proseguì impavido nella lotta che si svolse accanita intorno al caposaldo di Croce di Piave. Attaccato infine da forze soverchianti e quasi aggirato, con impeto travolgente si gettò contro il cerchio nemico che si andava sempre più stringendo intorno a lui, riuscì ad aprirsi un varco e dopo lotta accanita a trascinare con sè anche alcuni prigionieri. Poco dopo, colpito da un proiettile austriaco, cadde su quel terreno così validamente conteso.
Alla sua memoria venne conferita, con r. d. 11 marzo 1924, la medaglia d’oro al v.m. con la seguente motivazione:

Valoroso fra i valorosi di una gloriosa brigata, animatore impareggiabile, fulgido esempio di bravura, di abnegazione e di fede incrollabile, eccezionalmente dotato di capacità e di slancio, sempre e dovunque eroicamente condusse il suo reparto nelle più sanguinose azioni, sul Carso, sugli altipiani e sul Piave. Quivi nella turbinosa battaglia, benché ferito, alla testa dei suoi reparti proseguiva nel violento attacco contro preponderanti forze avversarie. Impegnata una accanitissima mischia, minacciato di accerchiamento, con impeto travolgente riusciva ad aprirsi un varco, liberandosi dalla stretta nemica e trascinando seco numerosi prigionieri. Poco dopo, colpito a morte da proiettile nemico, incitava ancora i dipendenti a persistere nella lotta e spirava sul campo, inneggiando alla Patria. – Croce di Piave, 16 giugno 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 82.