BAJARDI Riccardo
di Ettore e di Maria Beraudo, nacque a Novi Ligure il 4 aprile 1886 e morì in combattimento il 20 settembre 1917.
Dal padre, noto professionista, fu educato all’amore per la Patria e per la famiglia. Conseguita la maturità classica nel Liceo A. Doria nella sua città, venne arruolato per il servizio di leva nell’ottobre 1907 nel 15° reggimento fanteria. Frequentò poi dal gennaio 1908 il corso allievi ufficiali di complemento nel 63° reggimento e nell’aprile dell’anno successivo ottenne la nomina a sotto tenente nel 64° della brigata Cagliari. Dopo aver prestato servizio di prima nomina, si trasferì in America, ma rimpatriò per partecipare alla guerra con la Turchia. Richiamato a domanda nell’ottobre 1911, l’anno dopo, in agosto, partì volontario per la Libia e, nell’aprile 1913, ottenne la nomina ad ufficiale effettivo. Promosso tenente nel luglio 1915 e capitano nel novembre dello stesso anno, un mese dopo rientrò in Italia, a domanda, impaziente di combattere sul fronte nazionale. Raggiunto il 45° reggimento della brigata Reggio in zona di operazioni ed assunto il comando della 5a^compagnia del II battaglione partecipò alle operazioni svoltesi nell’Alto Cordevole, nella regione Col di Lana – Monte Sief e al dente di Monte Sief, saldamente occupandolo nel settembre 1916. Partecipò, quindi, all’azione del 6 marzo 1917 al roccione di Monte Sief, consecutiva al brillamento di una contromina per sventare il tentativo austriaco di distruggere le difese costruite su quel contrafforte con lo scoppio di una mina; al successivo colpo di mano del 20 settembre per impadronirsi dell’imbocco di una galleria che il nemico stava preparando sotto le posizioni italiane del monte e per occupare definitivamente la cima del Sief, ancora in mano austriaca. In quest’ultima operazione iniziata all’alba, il capitano Bajardi, alla testa della sua compagnia raggiunse con rapido balzo l’ingresso della galleria, s’impadronì del posto avanzato nemico catturandone i difensori, superò la cima del monte e si portò oltre le linee, trascinando col suo slancio e col suo coraggio i soldati nell’ardua impresa. Attaccato da preponderanti forze nemiche e sottoposto ad intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrici, difese strenuamente la posizione raggiunta, ritto sulla trincea e con sereno sprezzo del pericolo, incitando i superstiti della compagnia a resistere dopo la conquistata vittoria. Una pallottola di fucile lo colpì in fronte e cadde sul posto. Alla sua memoria fu concessa, con r. d. del 2 giugno 1921 , la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:
Diede costante esempio di calma ed ardimento ai suoi soldati. Comandante di una compagnia, la condusse valorosamente all’attacco di forti posizioni nemiche. Ferito, continuò ad avanzare, incitando i suoi all’ultimo sforzo. Colpito una seconda volta e mortalmente, si trascinò sulla cima conquistata e gettò al nemico l’ultima sfida, ed ai suoi l’ultimo appello: Abbiamo vinto, avanti ragazzi! – Cima Sief, 20 settembre 1917.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare 1917, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 150.