BEVILACQUA Luigi

BEVILACQUA LUIGI006di Tomaso e di Elena Politi, nacque a Flaibano di Udine l’8 febbraio 1895 e morì in combattimento sul Piave il 24 febbraio 1918.
Giovanetto emigrò a Trieste e, sia nei contatti di lavoro con la popolazione, sia frequentando i corsi serali della scuola industriale, si infiammò alle speranze ed al desiderio di libertà di quella italianissima Città. Chiamato alle armi nel gennaio 1915 e destinato al 5° reggimento genio minatori, alla dichiarazione di guerra all’Austria chiese di partire volontario per la zona d’operazioni. Assegnato alla 20^ compagnia, si segnalò nell’attacco del luglio 1915 alle trincee nemiche di M. Piana in Cadore e meritò i galloni di caporale; nel novembre successivo, di sua iniziativa, prese parte sul Carso, con la fanteria, ai combattimenti nelle trincee delle Frasche, dei Razzi e si distinse nei lavori di rafforzamento delle posizioni sul San Michele. Promosso sergente il 30 giugno 1916, durante la preparazione della battaglia di Gorizia, fu esempio di abnegazione, di ardimento e collaboratore prezioso del suo comandante. Ferito al capo durante i combattimenti per la conquista di Gorizia non volle abbandonare il reparto. Nell’agosto 1917, a Selo, nuovamente ferito, rifiutò ancora di farsi ricoverare in ospedale. Minatore abilissimo ed audace, durante il ripiegamento dell’Armata dal Carso verso il Piave provvide alle distruzioni dei ponti sul basso Isonzo dopo il passaggio delle truppe e combatté coi fanti a Palazzolo sullo Stella e a Latisana. Il 24 febbraio 1918, sul basso Piave, mentre attendeva al ripristino degli argini fra i due ponti di San Donà, la pallottola di un cecchino ne spezzò l’eroica giovinezza.
Con r. d. del 13 ottobre 1918 gli venne conferita alla memoria la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Partito volontario per la zona di operazione allo scoppio delle ostilità, dette costante fulgido esempio delle più elette virtù militari. Guastatore volontario del reticolato nemico a M. Piana (luglio 1915); collaboratore preziosissimo alla costruzione dell’osservatorio avanzato del San Michele (novembre 1915); minatore di eccezionale tenacia al cavernone di quota 219 ove, allo scoperto, tra il grandinare di proiettili, aprì con mazzetta e pistoletto lo sbocco stabilito, dopo che il perforatore era stato distrutto da una granata avversaria (19 agosto 1917); lavoratore e fante all’occorrenza, tutta la sua opera fu di abilità e di ardimento. Fiero del proprio compito, cui prodigò ogni sua energia, due volte ferito (il 16 agosto 1916 a Gorizia, il 6 settembre 1917 a quota 241), due volte rinunciò di essere allontanato dal suo posto. Capo squadra incaricato dell’assestamento di un’interruzione, sotto il fuoco e i tentativi di irruzione dell’avversario, incitò i suoi uomini e condusse a termine il proprio compito, segnalandosi come sempre e dando prova di perizia e di coraggio (Isonzo, 28 ottobre 1917). Nella sfida continua, tenace al pericolo, cadde da valoroso mentre, in una zona molto avanzata, apprestava nuove e valide difese. Basso Piave, 24 febbraio 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 36.