BIAMINO Ettore

ETTORE BIAMINO028di Edoardo e di Giuseppina Gozzano, nacque a Torino il l° gennaio 1896 e morì in combattimento a Dosso Faiti il 4 giugno 1917.
Studente nel Liceo Massimo d’Azeglio in Torino, fu chiamato alle armi nel novembre 1915. Ammesso alla Scuola Militare di Modena in qualità di allievo ufficiale di complemento venne nominato aspirante nel marzo 1916 nel 50° reggimento fanteria Parma che raggiunse in zona di operazioni nell’ Ampezzano. Promosso sottotenente in agosto, frequentò a Brescia un corso di addestramento sulle mitragliatrici Fiat e alla fine dell’anno ritornò al fronte nella zona di Colbricon con la 341^ compagnia mitraglieri. Fu poi nella zona di Agordo e nel maggio 1917, promosso tenente, fu trasferito sul Carso per partecipare alla decima battaglia dell’Isonzo. In quell’azione sull’altipiano Carsico, iniziata il 23 maggio, ebbe il compito di sostenere col fuoco della sezione mitragliatrici la brigata Tevere che, in prima linea nel settore del Dosso Faiti, aveva come principale obiettivo la conquista del caposaldo di quota 378 e di Golnek. Nei combattimenti che seguirono, la brigata fu vivacemente sottoposta a violento fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche. Il Biamino, portatosi su una posizione di particolare importanza sul Faiti, alla estrema destra del III battaglione del 215° reggimento fanteria Tevere, resisté impavido per tre giorni al martellamento delle artiglierie nemiche. Con coraggio e fermezza ammirevoli tenne testa al violento contrattacco in forze dell’avversario del 3 giugno, incitando i suoi uomini al combattimento, nonostante il micidiale fuoco di artiglieria e fucileria cui era sottoposto. Nel momento più critico della battaglia, noncurante del fuoco che avvolgeva da ogni parte le posizioni, non esitò a portare allo scoperto una delle sue armi mettendola egli stesso in azione e a sostituirla con altra quando essa si inceppò, spostandola ancora più avanti per renderne più efficace il tiro sul nemico irrompente. Colpito in pieno dallo scoppio di una granata, fu travolto insieme con l’arma ed i mitraglieri; ma tanto sacrificio permise alla 9^ compagnia del III battaglione di contrattaccare e mantenere la posizione. All’eroico ufficiale venne concessa, con d. l. del 22 novembre 1917, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Incaricato della difesa più avanzata di un’importante posizione, con mirabile e cosciente sprezzo del pericolo, fra il tempestare dell’artiglieria e della fucileria avversarie, domando con la voce il frastuono, per chiamare a sé i suoi mitraglieri, metteva personalmente in azione, allo scoperto, una mitragliatrice contro l’irrompente nemico. Inceppatasi l’arma, con l’aiuto di un mitragliere la sostituì prontamente e continuò con tenacia il fuoco, finché una granata di grosso calibro lo seppellì con l’arma ed i mitraglieri, dopo che con la sua eroica fermezza, ed a prezzo della vita, aveva dato tempo e modo ad un nostro reparto di accorrere al contrattacco e ricacciare l’avversario. Dosso Faiti, 3-4 giugno 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 72.