CADLOLO Alberto

CADLOLO ALBERTO067di Augusto e di Anna Fedeli, nacque a Roma il 13 agosto 1899 e morì in combattimento su Monte Pertica il 24 ottobre 1918.
Diciottenne, studente liceale nel Collegio Nazareno di Roma, interruppe gli studi per arruolarsi nel giugno 1917. Assegnato all’87° reggimento fanteria ed ammesso a frequentare un corso per allievi ufficiali di complemento, fu nominato aspirante di fanteria nel marzo 1918 ed inviato al 240° reggimento della brigata Pesaro in zona di operazioni, sul Grappa. Assegnato alla 5^ compagnia del II battaglione, partecipò alla difesa del settore Pertica – Val Cesilla; promosso sottotenente, prese parte, l’8 giugno, al comando del 3° plotone della compagnia, all’azione di sorpresa sulla cima del M. Pertica: lanciatosi all’assalto alla testa dei suoi uomini, sorprese alcuni reparti nemici annidati nelle caverne esistenti dietro la cima del monte. Partecipò quindi dal 15 giugno alla battaglia del Piave dando rinnovate prove di ardimento e di valore nella difesa del M. Pertica, nel tratto q. 1581-M. Rivon, dove il nemico, nonostante il concentramento di forze e il nutrito fuoco di sbarramento delle artiglierie, non riuscì a vincere l’eroica resistenza dei fanti, che tennero saldamente il possesso della linea del M. Rivon. Il 24 ottobre, all’inizio della decisiva battaglia di Vittorio Veneto, venne affidato alla brigata Pesaro il compito di attaccare e conquistare le posizioni nemiche di M. Pertica . Due compagnie del II battaglione del 240° reggimento, la 4^ a destra e la 5^ a sinistra, ebbero l’ordine di attaccare per prime. Al comando del suo 3° plotone, il sottotenente Cadlolo uscì alla testa dei suoi soldati dalla trincea di quota 1504 e, profittando della nebbia, mosse arditamente verso il nemico. Nonostante l’intenso fuoco avversario, in due balzi successivi riuscì a raggiungere la cima del Pertica. Ferito da schegge di bomba a mano ad un ginocchio, non desisté dalla lotta, ma calmo e sereno, sempre alla testa dei pochi soldati superstiti, sventolando un fazzolettino tricolore, si trascinò ancora avanti, invitandoli a seguirlo nell’ultimo balzo verso la vittoria. Una fucilata lo colpì in fronte e ne spezzò la giovane nobilissima vita, mentre, ritto sulla trincea conquistata, snidava a colpi di bombe a mano il nemico che ancora si difendeva. Alla memoria del giovane eroico ufficiale venne conferita, con r. d. 31 marzo 1921, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Primo fra i più valorosi, animato da intenso amor di Patria, guidò con l’esempio il suo plotone all’attacco del Pertica, formidabilmente munito a difesa, fra l’imperversare delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche. Ferito gravemente ad un ginocchio da bomba a mano, sotto i trinceramenti avversari, accrebbe la fede e l’ardore, in sé e nei suoi, raggiungendo la cima, irruppe primo nelle superate difese. Nel furioso corpo a corpo, che ne seguì, piegato sul ginocchio infranto, ma con cuore invitto incitò i suoi soldati a tener fermo, agitando un fazzoletto tricolore ed inneggiando alla Patria, finché una fucilata alla tempia ne troncò la giovane nobilissima vita. – Monte Pertica (Grappa), 24 ottobre 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 152.