CAlMI Giuseppe

GIUSEPPE CAIMI112di Carlo e di Irene Jordan, nacque a Milano il 19 dicembre 1890 e morì nell’Ospedale della Croce Rossa a Ravenna il 26 dicembre 1917 in seguito a ferite riportate in combattimento sul Valderoa.
Conseguita la licenza liceale nell’Istituto Longone di Milano, si iscrisse nella facoltà di ingegneria in quel Politecnico e coltivò con successo varie attività sportive. Alla dichiarazione di guerra all’Austria nel maggio 1915, fervente interventista, si arruolò volontario nel 5° reggimento alpini e alla fine dello stesso anno venne nominato sottotenente di complemento. Sciatore provetto, si offrì sempre primo alle più ardite imprese e per effettuare ricognizioni diurne e notturne. Ferito nel combattimento di Santa Maria di Novaledo il 14 marzo 1916, fu decorato di medaglia d’argento al valore e, nell’autunno dello stesso anno, a S. Andrea di Valsugana, ottenne il passaggio in servizio effettivo per merito di guerra con anzianità 1° dicembre 1915. Trasferito al battaglione  Feltre del 7° reggimento alpini, vi fu promosso tenente nell’aprile 1917. Durante il ripiegamento sul Piave, dette nuova prova del suo eccezionale coraggio a Monte del Faz il 21 novembre 1917, meritando altra medaglia d’argento al valore. Di sua iniziativa, seguito da un manipolo di audaci si gettò di sorpresa su una mitragliatrice nemica che col suo fuoco prendeva d’infilata alcuni nostri reparti, uccidendone i serventi e portando nelle linee l’arma e le munizioni. Nei successivi giorni fu l’animatore di un’azione rimasta leggendaria, nella quale, senza armi e munizioni, ricacciò con lancio di pietre il nemico da una contrastata trincea. Più tardi, durante un violento attacco austriaco alle posizioni fra Brenta e Piave, effettuato nella notte dell’11 dicembre, sulla linea più avanzata del Valderoa, fu mirabile esempio di coraggio, resistendo al nemico oltre i limiti delle umane possibilità. Il 14 dicembre, terzo giorno della lotta, a capo scoperto e la pistola in pugno, alla testa dei pochi superstiti della compagnia, eretto in tutta la persona si lanciò come un gigante in furore contro gli austriaci e scaricando più volte la pistola sul nemico in una lotta a corpo a corpo, cadde colpito da una pallottola alla testa. Trasportato all’Ospedale della Croce Rossa in Ravenna, vi morì il 26 dicembre, fra le braccia del fratello, tenente di artiglieria, morto anch’egli gloriosamente combattendo pochi mesi dopo. La motivazione della medaglia d’oro al v. m. concessa alla memoria dell’eroico ufficiale con r. d. 23 ottobre 1921, dice:

Ufficiale di leggendario valore, dopo tre giorni di violentissimo bombardamento e di disperati attacchi nemici, teneva con pochi superstiti, affascinati dal suo mirabile ardimento, una posizione montana di capitale importanza, riuscendo a scompigliare con accanita lotta corpo a corpo le soverchianti forze che l’accerchiavano. Nell’aspra lotta, colpito a morte, cadeva fra i suoi soldati, col grido di Savoia! sulle labbra, segnando ed affermando, anche nella morte, il limite oltre il quale il nemico non doveva avanzare. – Cima Valderoa, 14 dicembre 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 238.