CAPOCCI Teodoro

CAPOCCI TEODORO083di Corrado e di Livia Cottrau, nacque a Lioni di Avellino il 26 marzo 1894 e morì in combattimento a Cesuna il 3 giugno 1916.
Laureando in scienze agrarie presso la Scuola superiore di agraria di Portici, lasciò gli studi alla chiamata alle armi per mobilitazione nel giugno 1915. Ammesso alla Scuola Militare di Modena, ne uscì sottotenente di complemento di fanteria nel settembre successivo. Destinato al 2° granatieri, raggiunse il reggimento che già dalla dichiarazione di guerra era in zona di operazioni, nel settore di Plava. Assegnato al I battaglione, non tardò a farsi notare per lo slancio entusiasta, il cosciente coraggio e la bontà di animo. A Plava, sulle rocce del M. Sabotino, nelle trincee melmose di Oslavia, ove per l’azione svolta il 20 e 21 novembre con la conquista di quota 188 ottenne una medaglia d’argento al v. m. e del Lenzuolo bianco, dimostrò in ogni circostanza la sua tempra di animatore e di valoroso combattente. Durante la grande offensiva austriaca del maggio 1916, nel Trentino, inviato col battaglione sull’Altipiano di Asiago per contenere e respingere l’ avanzata nemica, fu al seguito del suo comandante, l’anima dell’eroica resistenza e già il 30 maggio, in linea sul Cesuna, per la strenua difesa della posizione dagli attacchi austriaci, ottenne la seconda medaglia d’argento. E quando pochi giorni dopo, il 3 giugno, il nemico lanciò le sue fanterie all’assalto, dopo aver concentrato il tiro delle artiglierie con eccezionale violenza sulle posizioni tenute dal I battaglione, il sottotenente Capocci alla testa del suo plotone della 3^ compagnia fu valoroso tra i valorosi. Nel corso del combattimento animò con la presenza e con la parola i suoi granatieri circondati dal nemico per una disperata resistenza, e cadde colpito da una scarica di fucileria, mentre accorreva in aiuto del suo comandante di battaglione. Alla memoria del valoroso ufficiale venne conferita, con r. d. del 4 luglio 1920, la medaglia d’oro al v. m. Dice la motivazione:

Educato al culto della Patria, informò ad esso ogni suo atto e per esso divenne esempio insigne di cosciente audacia e di ogni altra più bella virtù militare, di cui dette prova costante negli aspri e sanguinosi combattimenti, ai quali prese parte. In una situazione di estrema gravità, mentre l’uragano di fuoco nemico si abbatteva con formidabili effetti sulla posizione occupata dai suoi uomini, con straordinario coraggio accorse dall’uno all’altro punto della fronte ad incitare, col fascino del proprio esempio e con la sua calda parola, i soldati che l’adoravano ed a confortare feriti e morenti. Premuto da ogni parte dagli attacchi delle incontenibili soverchianti forze avversarie, perduti quasi tutti i suoi dipendenti ed essendo egli stesso in procinto di essere catturato, impugnando un fucile, con sublime fierezza si difese dai nemici, che lo serravano da presso, finché ripetutamente colpito, gloriosamente cadde, spirando col nome d’Italia sulle labbra. Quota 1152- Cesuna (Asiago), 31 maggio-3 giugno 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 194.