CARDELLI Torquato

CARDELLI TORQUATO125di Cesare e di Isabella Cantini, nacque a S. Ermo di Lari di Pisa l’11 ottobre 1895 e morì in combattimento sul Monte Pasubio il 10 ottobre 1916.
Appartenente a famiglia di modesti possidenti agricoli, compiute le elementari, aiutò il padre nei lavori dei campi e fu poi assunto apprendista elettromeccanico nella società elettrica locale.
Arruolato nel gennaio 1915 nel 5° reggimento bersaglieri, il 24 maggio, alla dichiarazione di guerra all’Austria, varcò il confine col reggimento e prese posizione sul medio Isonzo. Combatté sul Kolovrat, a Santa Lucia e a Santa Maria di Tolmino e si comportò brillantemente nell’assalto al trincerone del Mrzli. Ferito in combattimento ed ammalatosi di tifo nell’agosto 1915, dopo lunghe permanenze in luoghi di cura, nel giugno 1916 riprese il suo posto in trincea e venne assegnato al VII battaglione ciclisti del 7° reggimento bersaglieri col quale, nei primi giorni di ottobre, si trasferì in Vallarsa, ai piedi del Pasubio.
Durante le operazioni condotte dalla 1^ Armata dirette alla riconquista del Col Santo e del costone di Portule, il VII battaglione ciclisti, unitamente al 72° reggimento fanteria, ebbe l’arduo compito di procedere alla conquista dell’aspra dorsale dell’Alpe di Cosmagnon ed occupare quindi il pianoro fra il Pasubio, il Roite e il Col Santo. Il 10 ottobre, inerpicandosi lungo gli aspri canaloni della Vallarsa, i bersaglieri del 7° battaglione ed i fanti della brigata Puglie piombarono sulle posizioni nemiche e benché duramente provati dal fuoco avversario riuscirono a sboccare sull’Alpe di Cosmagnon.
Esempio ammirevole di ardimento e di tenacia fu il bersagliere Cardelli, il quale, benché fosse stato ferito una prima volta, quasi all’inizio dell’attacco ed una seconda volta mentre stava per raggiungere le posizioni avversarie, volle continuare a combattere, e lanciandosi in avanti entrò per primo nella trincea nemica incitando i compagni a seguirlo nella vittoriosa avanzata. Ferito una terza volta e più gravemente, cadde sul campo della gloria, nella trincea a così duro prezzo conquistata, col nome d’Italia sulle labbra.
Alla memoria dell’eroico bersagliere, venne conferita, con moto proprio sovrano del 10 novembre 1916, la medaglia d’oro al v. m.
Dice la motivazione:

Benché ferito due volte, non abbandonava il combattimento, anzi valorosamente si slanciava avanti nella trincea nemica e, gridando Savoia, incitava i compagni a seguirlo, finché il piombo nemico lo rendeva cadavere. Le ultime sue parole furono: Viva l’Italia!  Alpe di Cosmagnon, l0 ottobre 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 278.