CARETTI Fedele

CARLETTI FEDELE013di Santino e di Giovannina Lana, nacque ad Arbizzo di Varese il 19 luglio 1892 e morì in combattimento a Capo Sile il 20 maggio 1918.
Esercitava il mestiere di muratore allorché nel settembre 1912 fu chiamato alle armi per il servizio di leva ed arruolato nel 9° reggimento bersaglieri. Partecipò alla campagna di Libia con l’11° reggimento bersaglieri e per le ripetute prove di ardimento fu proposto per una medaglia d’argento al valore. Rimpatriato e tornato al 9° reggimento, fu poi trattenuto alle armi e si distinse nell’opera prestata in soccorso della popolazione colpita dal terremoto che sconvolse la zona di Avezzano, meritando un attestato di benemerenza. Alla dichiarazione di guerra all’Austria, col reggimento mobilitato, il 30 maggio 1915 raggiunse la zona di operazioni e combatté sull’alto Isonzo, nella Conca di Plezzo e sul medio Isonzo, a Lucinico. Colto da congelamento agli arti inferiori e ricoverato in ospedale, appena guarito riprese il suo posto di combattimento nel settembre 1916, assegnato prima al 7° reggimento bersaglieri e poi al 13° reggimento. Il 18 maggio 1918, proveniente dal battaglione complementare, fu assegnato alla 2compagnia nella zona di Capo Sile. Durante la notte sul 20 maggio, dopo un’ardita azione compiuta dalla brigata Arezzo e dal 13° bersaglieri all’estremità nord e sud della testa di ponte di Capo Sile, la 2^ compagnia dislocata a nord del canale del Consorzio venne sottoposta a violento fuoco da parte di artiglierie e bombarde nemiche. Il Caretti, gravemente ferito ad una gamba nel combattimento da scheggia di bombarda, mirabilmente calmo e noncurante di sé, con coraggio e stoicismo eccezionali rifiutò l’assistenza dei portaferiti in favore di compagni feriti meno gravemente di lui e da solo si recise con un coltello l’ultimo lembo di carne che ancora teneva unito l’arto al corpo, legando poi il troncone con la cinghia dei pantaloni per fermare l’emorragia, dicendosi fiero di morire per la Patria, come già suo fratello era caduto combattendo, nel 1915. Quindi serenamente rianimò i compagni, cercò di rassicurare il suo capitano sulla non gravità della ferita e spirò esausto per la grave perdita di sangue. La forza d’animo dimostrata dal Caretti fu per il reggimento l’esempio più fulgido dell’eroismo e del sacrificio.
Alla memoria dell’eroico bersagliere, con d. l.18 ottobre 1918, fu conferita la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Durante violento bombardamento avversario, avuta troncata una gamba da una scheggia di bombarda, mirabilmente calmo, chiedeva all’aiutante di sanità di essere medicato dopo di altri feriti, e da solo si recideva con un coltello l’arto, e si arrestava l’emorragia con la cinghia dei pantaloni. Incurante di sé e del dolore, incorava quindi ed incitava ancora i compagni ed al proprio comandante di compagnia, accorso per confortarlo, diceva che non era nulla. Poco dopo spirava. – Testa di ponte di Capo Sile, 20 maggio 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 50.