CARLETTI Annibale

CARLETTI ANNIBALE075di Eugenio e di Maria Grazioli, nacque a Motta Baluffi di Cremona il 23 luglio 1888, muore a Firenze nel 1972.
Assolse gli obblighi di leva, mentre era ancora studente nel Seminario vescovile di Cremona, nel 65° reggimento fanteria, dall’agosto al novembre 1909. Nel maggio 1915, già ordinato sacerdote, fu richiamato alle armi per mobilitazione e, assegnato alla 4^ compagnia di sanità, prestò prima servizio presso l’Ospedale Militare di Piacenza, poi in un ospedaletto al fronte. Offertosi volontariamente per l’assistenza ai colpiti da colera, passò in seguito al campo contumaciale di Manzano ove nel marzo 1916 gli giunse la nomina a tenente cappellano e l’assegnazione al 207° reggimento fanteria della brigata Taro, che da poco costituito si trovava nei pressi di Verona. Col reggimento mobilitato partì, nella terza decade di aprile, per la zona di operazioni, schierandosi sulle alture fra l’Adige e la Vallarsa, di fronte a Rovereto. Durante l’offensiva austriaca nel Trentino del maggio 1916, sempre presente nei posti più pericolosi della lotta, riuscì il giorno 16, col suo personale ascendente e con illuminata iniziativa a ricondurre al combattimento circa trecento uomini rimasti privi di ufficiali, ponendosi risolutamente alla loro testa e rifiutando la resa che gli veniva intimata dal nemico incalzante. Successivamente, durante gli accaniti combattimenti, dal 27 al 30 maggio, assunto il comando di un reparto rimasto privo di ufficiali, resisté dapprima impavido ai furiosi attacchi nemici, e scattando poi con fulmineo contrattacco alla baionetta mantenne il possesso di Passo Buole, che fu chiamato le Termopili d’Italia per l’eroica resistenza fatta sull’importante posizione, tra la Vallarsa e la Val Lagarina. Al valoroso cappellano, per l’ardimento dimostrato nei combattimenti di quei giorni, venne concessa la medaglia d’oro al v. m., con d. l. del 26 ottobre 1916 e la seguente motivazione:

 Dal giorno in cui si presentò al reggimento, con opera attiva ed intelligente, seppe inspirare in tutti i militari i più elevati sentimenti di fede, di dovere e di amor patrio, dando, anche in azioni militari, costante prova di coraggio personale e di sprezzo del pericolo. In vari combattimenti, sempre primo ove più intensa infuriava la lotta, incurante dei gravi pericoli ai quali era esposto, incitava i soldati a compiere, fino all’ultimo, il loro dovere, mostrandosi anche instancabile nel raccogliere e curare i feriti. Ben due volte riunì militari dispersi, rimasti privi di ufficiali, e, approfittando dell’ascendente che aveva saputo acquistarsi fra i soldati, li riordinò e li condusse all’assalto. lntimatagli dal nemico la resa, vi si rifiutò risolutamente, ordinando e dirigendo il fuoco contro le forze preponderanti dell’avversario, al quale inflisse gravi perdite. Costa Violina, 15-17 maggio; Passo Buole, 30 maggio 1916. 

Trasferito alla Scuola mitraglieri nel marzo 1917 e poi nei reparti d’assalto, fu collocato in congedo nell’agosto 1919. Allo stato laico, nell’Università di Firenze si laureò in Scienze Sociali e in Giurisprudenza.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 178.