CHIESA Damiano
di Gustavo e di Teresa Marzari, nacque a Rovereto di Trento il 24 maggio 1894 e morì fucilato a Trento il 19 maggio 1916, in seguito a condanna a morte di un Tribunale militare austriaco.
Fu il più giovane degli irredenti a subire impavido il martirio. Compiuti gli studi medi nella natia Rovereto, volle iscriversi nel Politecnico di Torino. Riparato in Italia alla chiamata per mobilitazione nell’esercito austriaco nel1914, fu tra i propagandisti più attivi per l’intervento dell’Italia in guerra. Arruolatosi volontario alla dichiarazione di guerra, il 24 maggio 1915 e destinato al 6° reggimento artiglieria da fortezza, nel giugno successivo, semplice artigliere col nome di battaglia Mario Angelotti, fu inviato al fronte in un gruppo d’assedio che operava in Vallarsa. Trasferito a domanda in una batteria sul Col Santo, rese importanti servizi con le ricognizioni e le informazioni dei luoghi a lui già noti. Promosso sottotenente nella M.T. nel gennaio 1916, inviato al Comando di Artiglieria del Settore di Val Lagarina, ottenne di essere destinato alla 963^ batteria da 149 del 2° raggruppamento d’assedio, in postazione a Costa Violina, di fronte alla sua Rovereto. Durante l’offensiva austriaca del maggio 1916, sollecitato ad allontanarsi dalla prima linea, rifiutò di abbandonare il suo posto. Caduto in mano nemica all’alba del 16 maggio, e condotto a Rovereto, fu riconosciuto e processato per alto tradimento dal tribunale militare dell’undicesima armata austriaca. Condannato a morte, fu fucilato nel Castello del Buonconsiglio il 19 maggio 1916. Con r. d. del 26 ottobre 1919, gli venne concessa alla memoria la medaglia d’oro al v. m. Dice la motivazione:
Fervente apostolo dell’italianità della sua terra, quando suonò l’ora di affermarla con le armi, tra i primi accorse come semplice soldato ed insistentemente sollecitò, finché l’ottenne, l’onore di essere destinato ai reparti più avanzati, dove rese utilissimi servigi in ardite operazioni ad immediato contatto con l’avversario, noncurante dell’estrema gravità che avrebbe avuto per lui l’eventuale cattura. Sottotenente in una delle batterie più avanzate, allo sferrarsi di un attacco di soverchianti forze nemiche, pur sapendo che era stato dato ordine che egli fosse ritirato indietro in caso di evidente pericolo, volle rimanere al suo posto, per sciogliere fino all’ultimo il voto del proprio patriottismo, ed anche quando, per l’incontenibile appressarsi della travolgente onda avversaria, i pezzi furono resi inservibili per essere abbandonati, volle restare a combattere, cercando invano sul campo quella morte che sola poteva ormai salvarlo dal supremo martirio. Circondato e fatto prigioniero, subì con stoica fermezza i maltrattamenti dei nemici. Tratto dinanzi ai giudici, riaffermò solennemente i suoi sentimenti di appassionata italianità e con fiero atteggiamento affrontò il supplizio, cadendo fucilato, col nome d’Italia sulle labbra; fulgido esempio di patriottico ardore e di insigne eroismo. – Costa Violina (Trento), 15 – 19 maggio 1916.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 166.