CITARELLA Carlo

CITARELLA CARLO093di Raffaele e di Letteria Cacia, nacque a Messina il 16 marzo 1899 e morì il 5 novembre 1918 nella 74^ Sezione di Sanità in seguito a ferite riportate in combattimento.
Ancora studente, nel maggio 1915, alla dichiarazione di guerra all’Austria, tentò di arruolarsi volontario per raggiungere la zona di operazioni, ma respinto per la sua giovane età, dové attendere la chiamata alle armi della sua classe nel febbraio 1917. Arruolato nel 19° reggimento fanteria  Brescia e promosso caporale, per le prove di ardimento e di sprezzo del pericolo in battaglia fu designato a frequentare un corso per allievi ufficiali di complemento alla Scuola Militare di Modena e nell’agosto 1918 venne nominato aspirante nel 221° reggimento fanteria della brigata Jonio. Raggiunto il reggimento a Zenson sul Piave, venne destinato, a domanda, al comando del 1° reparto arditi reggimentale e combatté nella battaglia del Piave dal 15 al 24 giugno per l’occupazione dell’Argine Regio, tra Fossalta e Casa Gradenigo, allo scopo di conquistare l’ansa di Gonfo e, più tardi, contrastò i violenti ritorni offensivi nemici, nella difesa della linea del Fosso Palumbo.
Iniziatasi la battaglia di Vittorio Veneto, il 29 ottobre forzato il Piave di fronte a Romanziol impegnò risolutamente gli austriaci che ancora erano attestati sull’argine opposto del fiume, ne vinse la resistenza e si lanciò all’inseguimento. Fece parte quindi di una autocolonna di arditi e mitraglieri, cui era stato assegnato il compito di occupare i ponti di Latisana, impedirne la distruzione e procedere oltre il Tagliamento. Raggiunto il torrente Stella, ebbe il primo scontro nella località di Procenico e, alla testa dei suoi arditi, si lanciò alla conquista del ponte catturandone i difensori al completo di armi e munizioni. Procedendo ancora verso S. Giorgio di Nogaro, si impegnò in un nuovo combattimento a Cà Cosutto nei pressi di S. Gervasio, incontrando forte resistenza. Scagliatosi con impareggiabile ardore contro nidi di mitragliatrici che falciavano il terreno antistante, ferito alla gamba sinistra continuò a combattere, riuscendo a strappare un’arma al nemico. Ferito una seconda e, poi, una terza volta, col ventre squarciato da una raffica di mitragliatrice, volle ancora rimanere fra i suoi arditi. Alla memoria dell’eroico ufficiale venne concessa, con d. l. del 29 maggio 1919, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

In due successivi combattimenti, ammirevole incitatore nelle lotte più cruenti, ardente animatore dei suoi arditi, due volte li portò alla vittoria. Ferito gravemente, non volle allontanarsi, continuando ad infondere nell’animo dei suoi arditi la fede, che in lui non era mai venuta meno. Ferito una seconda volta, seppe ancora trovare nel suo corpo straziato la forza per tornare impavido al nemico e batterlo, finché cadde per una terza gravissima ferita. Morì fra i suoi arditi, fulgido esempio di tenacia e di valore. San Gervasio (Udine), 4 novembre 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 204.