CORRIDONI Filippo
di Enrico e di Enrica Paccazocchi, nacque a Pausula di Macerata il 19 agosto 1887 e morì in combattimento nella trincea delle Frasche sul Carso il 23 ottobre 1915.
Figlio di operai, frequentò a Fermo la scuola industriale superiore dalla quale ottenne il diploma di perito meccanico ed, a Milano, dal 1905 al 1907 esercitò la professione di disegnatore di macchine. Di idee repubblicane, entrò ben presto nelle file del socialismo rivoluzionario. L’ardore giovanile unito alla vivacità di intelletto lo portarono alla carica di segretario generale dell’Unione Sindacale milanese e per la difesa dei diritti al lavoro della classe operaia subì il carcere e persecuzioni di polizia. Nei giorni memorabili dell’attesa, infiammò con calda eloquenza nelle piazze di Milano i giovani all’amore di Patria ed alla necessità dell’intervento come dovere nazionale. Alla dichiarazione di guerra all’Austria, si arruolò volontario tra i primi nel 68° reggimento fanteria e, dopo un breve periodo di istruzione al deposito, il 25 luglio 1915 partì con i complementi per il fronte, assegnato al 32° reggimento mobilitato. Impaziente di combattere, non volle attendere che il reggimento terminasse il normale turno di riposo, ed ottenne di andare in linea, quale esploratore, col 142° reggimento fanteria. Ritornato al 32° reggimento in linea, colto da forte febbre per un flemmone dovette essere ricoverato in ospedaletto da campo. Tre giorni dopo, non ancora guarito, tornò in trincea al suo reparto, la 3^ compagnia. Nell’imminenza della battaglia, rifiutò di essere avviato in ospedale e sopportò con mirabile fermezza la fatica di lunghe ore di marce ed i disagi del tempo inclemente per raggiungere le posizioni più avanzate.
Nel pomeriggio del 23 ottobre, alle ore 15 circa, mentre con una ventina di uomini della compagnia, sotto il fuoco delle mitragliatrici e della fucileria, teneva testa ad un grosso nucleo nemico che tentava aggirare la posizione, eroicamente cadde colpito al capo da pallottola di fucile.
Alla sua memoria, con r. d. 30 aprile 1925, è stata concessa la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:
Soldato volontario e patriota instancabile, col braccio e la parola tutto se stesso diede alla Patria con entusiasmo indomabile. Fervente interventista per la grande guerra, anelante alla vittoria, seppe diffondere la sua tenace fede fra tutti i compagni, sempre di esempio per coraggio e valore. In testa alla propria compagnia, al canto di inni patriottici, muoveva fra i primi e con sereno ardimento all’attacco di difficilissima posizione e tra i primi l’occupava. Ritto, con suprema audacia sulla conquistata trincea, al grido di Vittoria! Viva l’Italia! incitava i compagni che lo seguivano a raggiungere la meta, finché cadeva fulminato da piombo nemico. – Trincea delle Frasche (Carso), 23 ottobre 1915.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 118.