CURTI Stefanino

STEFANINO CURTI087di Francesco e di Giuseppina Briolo, nacque ad Imola il 12 novembre 1895 e morì in combattimento a Vidor il 10 novembre 1917.
Di famiglia piemontese, iniziò gli studi medi nel ginnasio Romagnosi di Parma e conseguì la licenza liceale nel 1914 nel liceo Andrea Doria di Genova, dove il padre era insegnante. Entrato nello stesso anno nella Scuola Militare di Modena ne uscì sottotenente di fanteria, assegnato al 1° reggimento alpini nel maggio 1915, pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra all’Austria. Inviato subito al fronte, raggiunse il reggimento in Carnia, destinato al battaglione Val d’Arroscia. Frequentò poi un corso mitraglieri a Caserta nel gennaio – marzo 1916 e promosso tenente ritornò in zona di operazioni nel giugno successivo sui contrafforti del Cregnédul, a duemila metri d’altezza, meritando un encomio solenne per la sua intelligente osservazione dei movimenti del nemico. Un mese dopo, durante l’offensiva austriaca nel Trentino, per la difesa di Monte Cucco, fu decorato di medaglia di bronzo al valore a Cucco di Pozze per aver alla testa di una pattuglia volontariamente preso contatto col nemico ed aperto varchi nei reticolati. Ferito gravemente alla gamba destra in combattimento, trascorse circa un anno in luoghi di cura e riprese servizio nel giugno 1917, nel XII gruppo alpini, prima, e poi nel 6° raggruppamento. Capitano nell’agosto 1917, trovavasi in breve licenza presso la famiglia allorché gli giunsero notizie dei tragici avvenimenti di Caporetto e del ripiegamento dell’Esercito dall’Isonzo al Piave. Raggiunto il suo Raggruppamento in Val Costeana, ai piedi delle Tofane, ottenne il comando della 221^ compagnia del battaglione Val Varaita che ebbe l’arduo compito di difendere dagli attacchi austriaci la testa di ponte di Vidor, sulla sinistra del Piave. Assegnato con la compagnia al settore di sinistra, contrastò tenacemente i numerosi attacchi avversari e per ben tre volte si lanciò al contrattacco. Nell’ultimo assalto, spintosi arditamente in avanti con i pochi superstiti, cadde colpito da una fucilata sparatagli a bruciapelo da un ufficiale austriaco. Sulla sua tomba, estremo omaggio a tanto eroico sacrificio, il nemico pose una croce di legno con la dicitura: Hier ruht ein tapferer italien!  Qui giace un valoroso italiano. Alla sua memoria, con r. d. del 1° settembre 1920, fu conferita la medaglia d’oro al v. m. Dice la motivazione:

Preposto con la sua compagnia di alpini alla difesa di una testa di ponte di vitale interesse per le nostre truppe ripieganti, si votava con indomito ardimento e strenua, accanita lotta, riuscendo ad arrestare temporaneamente l’avversario soverchiante. Con un piccolo nucleo di generosi superstiti contrattaccava ben tre volte un nemico grandemente superiore di forze, e nell’impari lotta trovava morte gloriosa. Fulgido esempio di eroismo e di sentimento del dovere, spinto al consapevole sacrificio di se stesso. Vidor, 10 novembre 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 188.