DE SIMONE Ruggero

RUGGERO DE SIMONE072di Vito e di Raffaele Renna, nacque a San Pietro Vernotico di Lecce il 1° gennaio 1896 e morì in combattimento a Monte Piana il 22 ottobre 1917.
Appartenente a famiglia di benestanti professionisti, conseguita la licenza in agraria nell’Istituto di Lecce, frequentò la scuola statale di Enologia e Viticultura di Alba, in Piemonte. Educato e cresciuto nel culto degli ideali della Patria, alla vigilia della dichiarazione di guerra all’Austria interruppe gli studi e si arruolò volontario nel battaglione Ciclisti di Cuneo, col quale, il 24 maggio 1915, raggiunse la zona di guerra sull’Isonzo, adibito ai servizi di informazione e di porta – ordini fra i comandi di grandi Unità. Ritornato in famiglia dopo pochi mesi, a seguito dello scioglimento del corpo dei volontari, venne chiamato alle armi per mobilitazione nel febbraio 1916 ed ammesso a frequentare un corso per allievi ufficiali di complemento fu nominato aspirante ufficiale un mese dopo e destinato al 54° reggimento fanteria, in linea su Monte Piana, nell’alto Cadore. Promosso sottotenente nell’agosto 1916 disimpegnò per qualche tempo l’incarico di aiutante maggiore in seconda del III battaglione. Con la promozione a tenente, dal febbraio 1917, passò prima al 13° reggimento bersaglieri e, allorché si costituirono i reparti d’assalto, seguendo il generoso suo impulso, fu uno dei primi a chiedere di entrarne a far parte. Assegnato al V reparto d’assalto ed assunto il comando di un plotone, nella notte del 22 ottobre 1917, fu incaricato di precedere un battaglione del 54° fanteria col compito di riprendere una trincea detta la Ghirlandina su Monte Piana, in Cadore, caduta in mano agli austriaci. Lanciatosi arditamente all’attacco, dopo aver superato le asprezze del terreno sotto un nutrito fuoco di sbarramento, raggiunse con i suoi arditi la posizione contesa. All’alba del giorno 23, contrattaccato violentemente da forze superiori, si batté eroicamente con lotta a corpo a corpo e sebbene due volte ferito seguitò a difendersi, con la pistola, dagli avversari che lo avevano circondato. Ferito nuovamente, trovò la forza di ribellarsi all’intimazione di resa. Una quarta ferita spezzò per sempre la sua giovane vita. La medaglia d’oro al v. m., concessagli alla memoria con r. d. del 2 giugno 1921, così dice nella motivazione:

Comandante di un plotone d’assalto accorso in difesa di una posizione fortemente attaccata dal nemico, ferito alla bocca da una scheggia di granata, continuava a tenere il comando del proprio reparto, incitando e trascinando con l’esempio, sotto un fuoco violento, i propri soldati. Ferito una seconda volta, nella lotta corpo a corpo che ne seguì, ed intimatagli la resa, rispose scaricando la rivoltella e gridando: Viva l’Italia!. Ferito una terza volta, cadeva a terra, ed alla nuova intimazione di resa rispondeva: No, viva l’Italia!. Una quarta ferita al cuore lo uccise. Sublime esempio di valore e di amor patrio. – Forcella Monte Piana, 22 – 23 ottobre 1917


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 158.