DE VECCHI Carlo
di Silvio e di Marianna Pozzolini, nacque a Livorno il 30 ottobre 1880 e morì nell’ospedale n. 5 della Croce Rossa Italiana il 28 marzo 1917 in seguito a ferite riportate in combattimento.
Trasferitosi con la famiglia negli Abruzzi, a L’Aquila, giovanissimo, conseguì la licenza liceale e riuscito primo al concorso di ammissione alla Scuola Militare di Modena, fu nominato nel 1900 sottotenente di fanteria assegnato al 94° reggimento. Passò poi, nel settembre 1903, al 6° reggimento della brigata Aosta dove fu promosso tenente. Nel settembre 1904, destinato a far parte del Corpo di Spedizione Italiano, partì col I battaglione reggimentale per l’isola di Creta dove rimase circa due anni, rimpatriando nel luglio 1906. Studioso e scrittore pubblicò apprezzate opere di carattere militare. Nell’ottobre 1911 partì per la Tripolitania e prese parte alla campagna di guerra, distinguendosi nel combattimento di Ain Zara e nella battaglia di Zanzur, del 12 giugno 1912, fu decorato di medaglia d’argento al valore. Rientrato in Italia nell’ottobre successivo, nel marzo 1913, venne promosso capitano e trasferito al 13° reggimento della brigata Pinerolo. Nominato aiutante di campo della brigata, con tale incarico, alla dichiarazione di guerra all’Austria, il 24 maggio 1915, varcò il confine prendendo posizione sul Carso, e nei combattimenti dell’ottobre alle Cave di Selz ottenne la seconda medaglia d’argento al valore. Nel giugno 1916, a Magnaboschi, di sua iniziativa, guidò con slancio ed ardimento all’attacco un reparto rimasto privo di ufficiali e ricacciò il nemico dalla forte posizione. Ferito, rinunciò al ricovero in ospedale, per non lasciare il suo comandante di brigata. La terza medaglia d’argento gli fu concessa per il coraggio e lo sprezzo del pericolo dimostrati. Promosso maggiore nel dicembre dello stesso anno, fu trasferito al 142° reggimento della brigata Catanzaro, allora in trincea a Boscomalo, sul Carso. Ottenuto il comando del III battaglione, gli fu affidata la difesa di uno dei tratti più difficili ed insidiati del settore che, con ardimento mirabile, provvide a rendere sempre più salda. Il 25 marzo 1917, portatosi ai posti di vedetta per meglio osservare le linee avversarie, ferito mortalmente da una scheggia di granata, morì tre giorni dopo nell’ospedale da campo n. 5 a Saleskano. Dice la motivazione della medaglia d’oro al v. m. concessagli alla memoria con d. l. del 13 settembre 1917.
Costante esempio del più fulgido valore in tutta la sua carriera e durante l’attuale campagna, già decorato di tre medaglie d’argento al valore, al comando di un battaglione, sviluppava e cementava nei propri dipendenti il più ardente spirito offensivo. Mentre con infaticabile attività provvedeva al rafforzamento delle nostre difese per ritorcere contro il nemico ogni attacco che questi osasse tentare, cadde colpito a morte; sollevatosi, mostrava la sua gloriosa ferita, incitando ancora i soldati a vendicarlo. – Boscomalo, Nova Vas, 25 marzo 1917.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare 1917, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 24.