Emanuele Filiberto di SAVOIA

EMANUELE FILIBERTO di SAVOIA, duca d'Aosta095duca d’Aosta, di Amedeo Ferdinando di Savoia e di Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, nacque a Genova il 13 gennaio 1869 e morì a Torino il 4 luglio 1931.
Allievo dell’Accademia Militare di Torino, il giovanissimo duca delle Puglie, che assunse il titolo di Aosta alla morte del padre nel gennaio 1890, fu nominato sottotenente d’artiglieria il 3 luglio 1887. Nell’Arma percorse la maggior parte della sua carriera militare ed all’Artiglieria dedicò ogni cura e tutta la sua passione. Promosso tenente nel settembre 1888 e destinato al 5° reggimento artiglieria da campagna, passò, poi, al 17° da campagna. Ammesso al corso per ufficiali di Stato
Maggiore nella scuola di guerra, al termine di esso ottenne le successive promozioni a capitano nel gennaio 1890, a maggiore nel giugno 1891 e a colonnello nell’ottobre 1894 al comando del 5° artiglieria da campagna. Nominato comandante l’artiglieria della divisione di Torino nel dicembre 1897 con la promozione a maggior generale, artigliere entusiasta e convinto della grande importanza che i valori morali potevano esercitare sull’animo dei soldati, ottenne che la gloriosa bandiera dell’Artiglieria dall’Armeria di Torino fosse restituita, dopo oltre mezzo secolo, all’Arma d’Artiglieria, trasferita a Roma ed affidata all’Ispettorato Generale. Nel marzo 1902, col grado di tenente generale, assunse il comando della divisione militare di Torino e quindi dall’aprile 1905 ebbe il comando del X Corpo d’Armata. Alla dichiarazione di guerra all’Austria, egli, che già dal 1910 era stato designato al comando di una armata, fu nominato comandante della 3^ Armata in guerra sul saliente Carsico, il settore più aspro del fronte, e che da lui guidata valorosamente nelle undici battaglie dell’Isonzo conquistò Gorizia e giunse alle falde dell’Hermada, a pochi chilometri da Trieste. Nel ripiegamento dell’ottobre e novembre 1917, dopo la rottura del fronte a Caporetto, seppe abilmente e ordinatamente condurre l’Armata al Piave, alla cui difesa, dal Montello al mare, provvide coi soli suoi soldati, arrestando il nemico nella sua avanzata. La battaglia del solstizio del giugno 1918 e quella di Vittorio Veneto dell’ottobre successivo, consacrarono per sempre le sue virtù di soldato. Decorato della Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia per le operazioni sull’Isonzo e di medaglia d’argento per la battaglia del Piave, fu nominato generale d’esercito per merito di guerra nell’aprile 1919, ispettore dell’Arma di Fanteria nel luglio successivo e maresciallo d’Italia nel giugno 1926. Con moto proprio sovrano del 24 giugno 1937 gli fu concessa la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Espressione guerriera della millenaria stirpe sabauda, guidò con sicura fede ed incrollabile tenacia la Invitta Armata in undici battaglie sull’Isonzo, in quelle gloriose sul fiume sacro e nel travolgente inseguimento che portò il tricolore là ove il suo Re aveva fissato. Sublime esempio di costante valore fra i suoi valorosi soldati. – 24 maggio 1915 – 4 novembre 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 208.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 208.