FAGGIN Lucindo

FAGGIN LUCINDO132di Antonio e di Emma Serena, nacque a Padova il 29 agosto 1887 e morì in seguito a ferite riportate in combattimento il 5 novembre 1916 nella 5^ ambulanza chirurgica a Villesse.
Chiamato alle armi nel settembre 1908 nel 69° reggimento fanteria e congedato col grado di caporale, ritornò al suo lavoro di impiegato postale. Richiamato per la guerra itala-turca, partì per la Tripolitania nell’ottobre 1911 e col 57° reggimento Abruzzi prese parte a quella campagna di guerra. Promosso sergente nel settembre 1912, fu rimpatriato e trasferito al 56° reggimento dove, a domanda, fu trattenuto in servizio per passare nella carriera continuativa; nel 1913 fu promosso sergente maggiore. Il 24 maggio 1915, dichiarata la guerra all’Austria, partecipò ai fatti d’arme di Cima della Caldiera, di Cima Laste, di Val Vanoi e, nell’ottobre successivo, all’assalto delle formidabili trincee del Sabotino. Promosso maresciallo nel maggio 1916, dette numerose prove di valore nei primi giorni di agosto sulle alture di Monfalcone e a quota 85 ove, benché ferito al viso, continuò a combattere con grande ardimento. Ferito una seconda volta ad Oppacchiasella il 15 settembre successivo, gli fu conferita la medaglia di bronzo al v. m. e la promozione a sottotenente per merito di guerra. Ricoverato in ospedale volle, appena guarito, ritornare al suo reggimento che si preparava a nuovi cimenti. Alla vigilia della nona battaglia dell’lsonzo, il 13 ottobre, fu ancora ferito da fucilata ad una coscia e ad un braccio, ma rifiutò il ricovero in luogo di cura; poi, iniziato il combattimento, volontariamente si offrì di precedere il proprio colonnello onde fargli da scudo. Investito dallo scoppio di uno shrapnel davanti alle trincee di Hudi Log, cadde gravemente ferito e, il 5 novembre, morì in un ospedale da campo a Villesse. La motivazione della medaglia d’oro al v. m., concessagli alla memoria con d. l. del 19 aprile 1917, così dice:

In ogni circostanza fu sublime e fulgido esempio di coraggio e di alte virtù militari. Da maresciallo, ferito al viso durante un attacco, dopo medicato tornò al combattimento, incuorando con nobili parole e con il suo ammirevole contegno i soldati a resistere ai contrattacchi nemici. Nominato ufficiale e non appena dimesso dal luogo di cura ov’era stato ricoverato per la suddetta ferita, raggiunse il suo reparto, e benché nuovamente colpito in due parti del corpo durante l’ esecuzione di un servizio, rifiutò di recarsi in luogo di cura. Il mattino successivo, precedendo il suo colonnello, al quale aveva dichiarato di voler far scudo del proprio corpo, sotto l’infuriare di un bombardamento avversario, investito dallo scoppio di uno shrapnel, cadde nuovamente e più gravemente ferito al capo. Trasportato all’ospedale e impossibilitato a parlare, chiedeva per iscritto notizie del suo colonnello e dell’esito dell’azione. Ventiquattr’ore dopo serenamente spirava. – Monfalcone, 4 agosto 1916 – Oppacchiasella – Nova Vas, 1° novembre 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 292.