GALLARDI Carlo

CARLO GALLARDI050di Ermenegildo e di Ermelinda Barioglio, nacque a Vercelli il 25 luglio 1885 e morì in combattimento sulle pendici dell’Hermada (Monfalcone) il 22 agosto 1917.
Giovane di vivace ingegno ed educato ai più alti ideali di Patria, collaborò nell’azienda del padre, fondatore e direttore del quotidiano La Sesia, formandosi una non comune coltura. Chiamato alle armi nel dicembre del 1904, assolse gli obblighi di leva nel 53° reggimento fanteria della brigata Umbria come volontario di un anno e congedato col grado di sergente, riprese la sua attività giornalistica disimpegnando con perizia e passione le mansioni di redattore. Richiamato alle armi nel giugno 1915 per mobilitazione presso il deposito del suo antico reggimento, il 53° fanteria, ed adibito ai lavori di ufficio, appena seppe che era in via di costituzione la 270^ compagnia mitraglieri Fiat, chiese ed ottenne di farvi parte. Dopo un breve corso di addestramento alla Scuola mitraglieri di Brescia, nel settembre 1916 raggiunse con la compagnia la zona di operazioni, alle dipendenze tattiche della brigata Salerno, schierata allora sul Carso nella zona di Doberdò. Calmo, sereno, animato da altissimo spirito combattivo, in poco meno di un anno, partecipò ai combattimenti svoltisi in quel settore del fronte tanto tormentato, a quota 208, a Oppacchiasella, a Castagnevizza, a Monfalcone e al Timavo, meritando per il coraggio dimostrato la promozione a sottotenente di complemento per merito di guerra. Assunto il comando della 3^  sezione della compagnia, prese parte nell’agosto 1917 all’undicesima battaglia dell’Isonzo, sull’Altipiano della Bainsizza. Il 21 agosto, nella fase più accanita del combattimento alle pendici del massiccio dell’Hermada, ferito da scheggia di granata che gli fratturò un polso, non volle abbandonare il suo posto di combattimento e fattosi medicare alla meglio, vigilò fra le armi della sezione tutta la notte. La mattina successiva, venuto il nemico al contrattacco, con animo risoluto e spirito eroico non esitò a portare egli stesso un’arma della sua sezione allo scoperto, contribuendo col tiro efficace a respingere l’irruzione avversaria. Colpito da pallottola nemica, cadde sull’arma stessa. Promosso tenente dopo la morte, alla sua memoria fu conferita, con r. d. del 19 agosto 1921, la medaglia d’oro al v. m. Dice la motivazione:

Durante un contrattacco nemico, in un momento di grave pericolo, strappava al capo-arma una mitragliatrice, la portava arditamente in campo aperto, maneggiandola egli stesso. Mentre il nemico, specialmente per l’ardito intervento di lui, ripiegava, cadeva ucciso sull’arma. La sera precedente, avendo riportata una frattura all’avambraccio destro in seguito a scoppio di proietto avversario, tenne contegno veramente stoico. Non abbandonò la linea, si fece fasciare il braccio da un sergente e stette tutta la notte vigilando, dando mirabile esempio di sentimento del dovere e di abnegazione. Carso, quota alberata, 21-22 agosto 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 116.