LAMMOGLIA Biagio

BIAGIO LAMMOGLIA029di Giovanni e di Filomena Panza, nacque a Maratea di Potenza il 25 novembre 1891 e morì a Messina il 5 settembre 1967.
Emigrato giovanetto in Brasile ed affermatosi nel commercio, quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria, abbandonò gli agi che il lavoro gli aveva procurato e accorse al richiamo della Patria in armi. Arruolatosi nel luglio 1915 nel 63° reggimento fanteria Cagliari, ai primi di novembre lo raggiunse in zona di operazioni sul medio Isonzo, di fronte a Gorizia. Trasferito dopo pochi giorni al 154° reggimento fanteria Novara, combatté dal gennaio 1916 al Lenzuolo bianco, nel settore di Oslavia. Fu quindi inviato sull’Altipiano di Asiago per contrastare l’offensiva austriaca nel Trentino del maggio 1916 e prese parte alle battaglie sul Coston d’Arsiero, su Monte Cengio e su Monte Cimone. Ferito in combattimento al braccio destro, ebbe un encomio solenne e la nomina ad ardito reggimentale. Promosso caporale nell’agosto e tornato sul fronte Carsico, partecipò col suo reggimento alla decima battaglia dell’Isonzo, verso l’Hermada. Inviato in linea davanti a Castagnevizza mentre già ardeva la battaglia, nel pomeriggio del 26 maggio 1917, andò all’attacco sotto l’infuriare del fuoco nemico, incoraggiando i suoi uomini a seguirlo.
Nella notte dell’8 giugno, durante un violento contrattacco avversario, sempre calmo e impassibile fu informatore, porta- ordini e comandante di squadra in prima linea. Ferito da un proiettile al viso che gli asportò un occhio, con forza d’animo eccezionale e sprezzo della morte, trovò ancora la forza di lanciarsi contro gli austriaci che avanzavano, di soccorrere il suo comandante di compagnia gravemente ferito e di recarsi al comando del reggimento per informarlo degli avvenimenti. Con moto proprio sovrano del 10 settembre 1917, gli fu conferita la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Coraggioso fino alla temerità, e già distintosi nei vari combattimenti per spirito aggressivo, prontezza nell’azione e sprezzo d’ogni pericolo, durante un attacco notturno, sempre presente ove il rischio era maggiore e dove urgeva l’opera di un ardimentoso, servì da informatore, da portatore di ordini, da comandante di squadra, esempio costante di serenità e di coraggio. Ferito, con un occhio quasi completamente asportato, anziché curarsi di sé, soccorse il suo comandante di compagnia, pure ferito, e trascinatosi poi da solo al posto di medicazione, appena fasciato, si recò al comando di battaglione per riferire sull’andamento dell’azione, offrendosi pure di recapitare un avviso al comando del reggimento. Castagnevizza, 8 giugno 1917.

Collocato in congedo assoluto col grado di caporale maggiore dal gennaio 1918, ritornò in Brasile, a Rio de Janeiro, ed a San Paolo organizzò le sezioni combattenti delle quali fu presidente. Rientrato in Italia nel 1947 svolse anche attività commerciale.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 74.